Mercoledì 24 Aprile 2024

Il saluto di Anna Mucciarini: «I miei sette sindaci, dal sanguigno Mario al sorridente Pighi»

Anna ha lavorato come segretaria con loro dal 1983 (FOTO)

I cinque sindaci che si sono ritrovati per salutare Anna Mucciarini (FotoFiocchi)

I cinque sindaci che si sono ritrovati per salutare Anna Mucciarini (FotoFiocchi)

Modena, 16 dicembre 2014 - "E' bello vedere tutti insieme i miei sindaci. Per 31 anni e mezzo sono stata l’Anna del sindaco, oggi per la prima volta dico che sono loro a essere miei». Fra qualche giorno andrà in pensione un monumento (FOTO) del Comune di Modena, Anna Mucciarini. Occhi buoni e voce squillante, è stata la segretaria di ben sette primi cittadini: Del Monte, Rinaldi, Beccaria, Bastico, Barbolini, Pighi e – oggi – Muzzarelli. Ha un aneddoto per ognuno e – si dice – un cassetto pieno di segreti. Ieri amici e colleghi l’hanno festeggiata in municipio: una folla del genere non si vedeva da tempo nelle sale storiche in piazza Grande.

Quando ha iniziato a lavorare in Comune?

«Nel 1980, prima lavoravo per un’azienda privata. Mi hanno subito assegnata all’assessore Omar Bisi, medaglia d’oro per la Resistenza: una leggenda vivente».

Quando è diventata l’assistente del sindaco?

«Me lo chiese Lalla Reggiani, che vorrei ricordare (è scomparsa tre anni fa per una malattia, ndr), che allora era capo di gabinetto. In quel momento lavoravo con Romagnoli, il sindaco era Del Monte».

Che tipo era?

«Schietto e diretto. La parola giusta è ‘sanguigno’».

Poi arrivò Alfonsina Rinaldi, primo sindaco donna.

«Sì, conosciuta come ‘signora Città’. Noi la chiamavamo ‘Cicci’, era una grande lavoratrice e riusciva a tenere i rapporti con tutti. Aveva un aspetto molto signorile».

Come ricorda gli anni passati insieme a Beccaria, prima della sua scomparsa?

«Beccaria era molto autonomo, mi ha messo in difficoltà. Andava in giro da solo col suo Maggiolone, gestiva in autonomia anche i rapporti con la stampa. Quando arrivò la malattia il nostro modo di lavorare cambiò molto. Andavamo a casa sua, in ospedale. Rese pubblico il tumore nel dicembre del ’92, ma restò in carica fino all’estate del ’94. Lo chiamavano ‘sindaco coraggio’, ma lui non voleva. Ricordo il passaggio di consegne in consiglio con Mariangelo Bastico: un momento molto toccante».

Di lei cosa ricorda?

«Grande lavoratrice, ha fatto una grande carriera tra Regione e Parlamento».

E Barbolini?

«Mi è stato permesso di dire che è un po’ burbero, sempre sulle sue. Giuliano era instancabile, con lui ho lavorato tantissimo. Dietro il suo aspetto ‘buio’ c’è una persona molto sensibile e disponibile».

Gli ultimi undici anni: Pighi e Muzzarelli.

«Giorgio è l’opposto di Barbolini. Porta sempre aperta, sorrisi, se sbagliavamo qualcosa ci giustificava sempre. Muzzarelli? Lo definirei ‘l’indomabile’. Battagliamo tanto, ma alla fine ascolta (ride)».

Momenti in particolare che le sono rimasti impressi?

«Be’, negli anni di Del Monte ricordo le telefonate in ufficio di Enzo Ferrari. E poi chiamavano i Panini, Fini, Pavarotti. Per noi era un’emozione sollevare la cornetta e trovare questi personaggi dall’altra parte. Poi le visite: il Papa con la ‘Cicci’, Gorbaciov, il Dalai Lama, Bono Vox e tanti altri».

Il momento più brutto?

«Quando dissi a Beccaria che Del Monte era morto (in un incidente stradale, ndr). Venti giorni dopo morì anche lui».

Il più bello?

«La scomparsa di Enzo Ferrari. Aveva chiesto espressamente che la notizia venisse diffusa solo dopo il funerale. Lavorammo con la massima efficienza e riuscimmo a esaudire la sua richiesta. Fu una grandissima soddisfazione».