«La nostra app fa ‘parlare’ i musei»

Castelnuovo, l’audioguida del futuro ‘Artplace’ inventata da 3 ragazzi

Mattia Farina, Giacomo Torricelli e Francesco Villani: la loro ‘app’ è stata proposta al Moma di New York

Mattia Farina, Giacomo Torricelli e Francesco Villani: la loro ‘app’ è stata proposta al Moma di New York

Castelnuovo Rangone (Modena), 13 gennaio 2015 - Saranno il quadro o la scultura di turno ad autopresentarsi a chi li sta osservando nella sala di un museo, un dialogo tra turista ed opera d’arte che avverrà attraverso un qualsiasi smartphone. Basterà che su quel telefonino sia stata scaricata la ‘app’ gratuita ‘Artplace’, inventata nei mesi scorsi da tre ragazzi di Castelnuovo poco più che ventenni, e ogni museo sarà in grado di parlare di sé ai visitatori, che a loro volta potranno valutarlo sul web in una sorta di ‘Trip Advisor della cultura’.

Rischia davvero di esplodere a livello globale la creatura plasmata a 6 mani da Mattia Farina, 25 anni, Francesco Villani, suo coetaneo, e Giacomo Torricelli, 22enne. Che a Montale un anno e mezzo fa hanno messo in piedi la start-up ‘Mumble’, specializzata nell’ideazione di applicazioni per aziende. Poi nel 2014, non appena il gigante ‘Apple’ ha presentato la sua nuova tecnologia ‘beacon’, nei tre giovani si è accesa la lampadina che li ha portati a progettare ‘Artplace’.

«I ‘beacon’ – spiega Farina – sono piccoli hardware che possono essere posizionati ovunque. E quando uno smartphone passa nei paraggi, lo intercettano in automatico e gli inviano una serie di informazioni. È una tecnologia nata essenzialmente per il marketing, ad esempio per negozi che vogliano ‘sparano’ offerte sui passanti, ma noi abbiamo subito pensato ai musei. In una sala, o vicino a un’opera, basterebbe applicare un ‘beacon’, e ogni cellulare nella stanza, grazie ad ‘Artplace’, assorbirebbe in automatico le informazioni audio e video impostate dal museo. Che così potrebbe abbattere i costi per le tradizionali audioguide, guadagnandoci anche in flessibilità delle informazioni da fornire ai turisti, ad esempio utilizzando un numero di lingue molto al di sopra delle solite 3-4 che si trovano il più delle volte».

Per renderla appettibile, inoltre, la ‘app’ è scaricabile gratuitamente sia dai normali smartphone che dai musei stessi. Il turista pagherà qualcosa – cifre comunque irrisorie, comprese e tra gli 89 centesimi e i 4,66 euro – solo se decidesse di ‘acquistare’ il tour guidato all’interno della struttura. A quel punto metà ‘ticket’ andrà al museo, l’altra metà alla giovane azienda castelnovese.

L’applicazione dei tre ragazzi è pronta, ma c’è ora da vincere una doppia scommessa: che la tecnologia ‘beacon’ prenda piede nel mondo in più musei possibile, e che questi decidano di dotarsi di ‘Artplace’ per poterla sfruttare al meglio.

«Molti tra i musei più famosi del globo – dice Farina – si stanno già interessando ai ‘beacon’, che costano circa 30 dollari l’uno. Noi stiamo già illustrando la nostra idea ad alcuni di questi, a partire da New York, e l’interesse c’è: proprio in queste ore un nostro tramite sta presentando la ‘app’ al ‘Moma’. Il marchio ‘made in Italy’ del progetto è per noi un valore aggiunto, visto che il nostro Paese nel mondo è un simbolo di cultura. In più, con ‘Artplace’ si potranno recensire musei e opere, oltre a condividere su tutti i social foto e impressioni in diretta dalla sala. Credo che l’idea possa piacere anche per i tanti musei nostrani modenesi e delle Terre di Castelli, perché no...».