Bambina violentata a 3 anni, condannato il figlio della baby-sitter

Quattro anni di pena dopo un’attesa infinita. Ora 30enne, resta libero

Violenza sui minorenni (Foto di repertorio Mdf)

Violenza sui minorenni (Foto di repertorio Mdf)

Modena, 27 aprile 2016 - Ci sono voluti quasi 12 anni per ottenere una sentenza di primo grado. E ieri il giudice si è pronunciato: 4 anni di carcere all’imputato, un giovane italiano che all’epoca dei fatti aveva 18 anni e che era accusato di violenza sessuale su una minorenne. Su una bambina, ad essere precisi, perché la vittima – che oggi è un’adolescente – quando subì l’abuso aveva appena 3 anni.

Tutto è accaduto nel 2004 in un comune dell’area pedemontana, nell’appartamento di una baby sitter – anche lei mamma – che accudiva i bimbi dei suoi clienti direttamente a casa sua: i genitori li accompagnavano e dopo alcune ore li recuperavano. Un giorno, però, la baby sitter è dovuta uscire per una commissione urgente e ha lasciato a suo figlio, da poco maggiorenne, la bimba di 3 anni alle quale stava badando.

Le molestie sarebbero dunque avvenute durante l’assenza della donna. La piccola, però, appena tornata a casa raccontò ai genitori quello che le era successo. E loro, non sapendo se credere o no a una bambina di quell’età, la portarono immediatamente al Policlinico per fare accertamenti che potessero chiarire l’episodio.

In ospedale le verifiche degli operatori approdarono a un esito abbastanza preciso: la bambina era stata violentata, tanto che fu in grado di mostrare ai medici, coi propri gesti, tutti i movimenti dell’allora 18enne. Ma il rapporto sessuale non era stato completo.

Scattò il processo, inevitabile, e a forza di rinvii – dovuti a testimoni che non si presentavano e ad assenze dei giudici, che facevano slittare anche di diversi mesi alla volta un’udienza – gli anni si sono accumulati. Fino alla sentenza di ieri: 4 anni di carcere all’imputato per violenza sessuale ai danni di una minore.

Il condannato ora ha 30 anni e per il momento resterà in libertà, almeno fino a quando le sentenza dovesse diventare definitiva. Quando arriveranno le motivazioni – i giudici hanno 90 giorni di tempo – il 30enne avrà altri 45 giorni per l’eventuale ricorso in appello. Senza un ricorso finirebbe in cella per scontare la pena, altrimenti si dovrà aspettare una sentenza definitiva. Il giovane, al quale è stato affidato un avvocato d’ufficio, durante il processo non ha mai voluto parlare.