Bottura sogna un ristorante a Cuba: la rivoluzione... del gusto

L’ambizioso progetto dello chef modenese potrebbe concretizzarsi nei prossimi due anni

Lo chef stellato Massimo Bottura (FotoFiocchi)

Lo chef stellato Massimo Bottura (FotoFiocchi)

Modena, 1 ottobre 2015 - Sarà Cuba la prossima Mecca culinaria ‘griffata’ Massimo Bottura? Molto probabilmente sì. Da un po’ di tempo nella vulcanica mente dello chef gironzola l’idea di aprire un ristorante nell’isola della ‘revolucion’, in quella città, L’Avana, che negli ultimi secoli è stata al centro di tantissime storie: i coloni spagnoli, gli schiavi, la prima rivoluzione per l’indipendenza, la colonizzazione ‘mascherata’ degli americani, la rivoluzione castrista, Che Guevara, l’embargo, e oggi la riapertura al mondo dopo decenni di isolamento.

Non dovrebbe essere solo, Bottura, in questa avventura: l’idea è quella di fare impazzire i turisti – perché i cubani, mediamente molto poveri, possano permettersi un piatto alla sua mensa ci vorrà un po’ – cucinando non solo pasta, ma anche specialità tipiche della Spagna e del vicino Messico, affidate ad altri grandi chef stellati. Di certo non c’è ancora nulla, ma in giro si sente dire che questo sogno dovrebbe concretizzarsi nel giro di due anni. E Bottura ha dimostrate di saper maneggiare al meglio la pasta di cui sono fatti i sogni, quindi non c’è motivo di dubitare: se vorrà farlo, alla fine lo farà.

Non si tratta della prima incursione ‘stabile’ dello chef in terra straniera: il suo ‘Ristorante Italia’ a Istanbul, un’altra città densa di storia e di fascino, è già una realtà tutta da assaggiare. E le sue cene per i capi di stato (fra i suoi ‘clienti’ gli Obama, tanti capi di stato africani transitati a Expo, lo stesso Fidel Castro, alcuni anni fa, e Matteo Renzi e Francois Hollande, venuti alla sua corte, il ristorante La Francescana, poche settimane fa) hanno già scritto la storia della cucina ‘di lusso’.

Che dire? La terra delle aragoste, del riso e dei fagioli neri (praticamente il piatto unico cubano) potrebbe fare presto i conti con un’altra rivoluzione.