Minacciate dalle bulle: "Botte se non ci fate copiare i compiti"

La scuola: "Abbiamo attivato la psicologa"

Violenza sulle donne

Violenza sulle donne

Modena, 15 aprile 2016 - «Ora sarete contenti». Scriveva così la 12enne di Pordenone che, qualche mese fa, si è gettata dalla finestra della sua cameretta, esasperata dalle continue angherie messe in atto da un gruppi di bulli a scuola. Fortunatamente la ragazzina si è salvata ma, a volte, come nel caso di Giacomo Li Pizzi, di bullismo si può morire e il fenomeno è in costante aumento, soprattutto con l’avvento dei social e l’utilizzo smodato di whatsapp. Ne è la prova la grave situazione che si è venuta a creare in una scuola media della Provincia, dove alcune vittime di un gruppo di bulle si sarebbero trovate costrette ad orari assurdi, anche in piena notte, ad inviare tramite whatsapp i compiti fatti, le soluzioni ai problemi, le ricerche.

E chi non aderiva alle richieste in classe, il giorno seguente, finiva per essere insultata e offesa. Per mesi il gruppo di ragazzine ‘difficili’ avrebbe tenuto sotto scacco le compagne più ‘fragili’ o, semplicemente, più sensibili. Non parliamo di eventi sporadici ma di quotidiane offese verso le coetanee 12enni e minacce che avrebbero ridotto una ragazzina in lacrime quasi ogni giorno, togliendole non solo la voglia di entrare in classe, ma anche quella di vivere. Sono stati i genitori a farsi avanti e a confrontarsi, nel tentativo di proteggere le proprie figlie dalle bulle che, a loro volta, vivono comunque una situazione di disagio che da sole non possono comprendere ed affrontare. Tanto che la scuola ha attivato già un supporto psicologico. Le adolescenti, protette dal ‘gruppo’, pare abbiano trovato ‘terreno fertile’ nelle amiche di scuola più ‘accondiscendenti’, probabilmente poichè disperatamente bisognose di sentirsi accettate, tanto da aumentare l’intensità delle offese.

Avrebbero iniziato ‘bersagliando’ il loro aspetto fisico, per passare a vere e proprie persecuzioni via whatsapp. Messaggi inviati appunto ad ogni ora del giorno e della notte, per far capire alle ‘prede’ di essere in grado di controllarle anche all’esterno dell’istituto. Le bambine, terrorizzate, alla fine sono crollate ed hanno raccontato ai genitori quanto stava loro accadendo. Pare che alcune famiglie, ora, stiano meditando di rivolgersi ai propri legali per cercare salvaguardare i propri figli. E’ bene precisare come da tempo e in tutti gli istituti della Provincia siano attivi percorsi volti ad arginare il fenomeno e come la scuola in questione abbia già dato il via ad incontri con una psicologa. «E’ una situazione che sta rientrando tranquillamente – spiega la vice preside – spesso ci sono gruppi ‘più prepotenti’ che si formano nelle classi. La scuola si è attivata subito anche per trasmettere un messaggio agli adolescenti. All’epoca c’erano le forme verbali d’offesa, ora ci sono quelle sui telefonini.

La psicologa era una figura già presente nello spazio ascolto della scuola. Vorremmo solo più collaborazione da parte dei genitori perchè – spiega – abbiamo appreso di questa situazione da altre fonti. Il fenomeno spesso si sviluppa all’esterno della classe e non è semplice individuarlo ma ci siamo messi subito in moto per risolvere la situazione. Ritengo sia un episodio circoscritto ma il vero problema è l’abbandono ‘pomeridiano’, ovvero quando i genitori sono al lavoro. Questi ragazzi hanno in mano mezzi pericolosi; ci sono adolescenti che passano ore su whatsapp e facebook senza alcun controllo. Sono mezzi micidiali, come dimostra quanto avvenuto e ci rimettono i ragazzini più deboli.