Cadavere mummificato: "Dopo tre anni tutto porta a mio padre"

La figlia di Primo Zanoli, scomparso due anni e mezzo fa dall'ospedale di Baggiovara ha assistito al recupero: "Non sapere nulla era insopportabile" (VIDEO)

La figlia di Primo Zanoli in atetsta davanti all'ospedale (Foto Fiocchi)

La figlia di Primo Zanoli in atetsta davanti all'ospedale (Foto Fiocchi)

Modena, 31 ottobre 2014 - DUE anni e 10 mesi esatti di angosce, tormenti, speranze. Quasi tre anni in cui i familiari di Primo Zanoli, coltivatore diretto in pensione di Castelnuovo Rangone, hanno vissuto in un incubo, senza sapere dove fosse finito il loro congiunto, scomparso incomprensibilmente dall’ospedale di Baggiovara in cui era ricoverato. Ieri le ricerche, riprese nei giorni scorsi per volere della famiglia, potrebbero aver portato alla luce la verità. Zanoli, dal nosocomio di Baggiovara, non è mai uscito. La figlia Barbara, informata dal suo legale, è arrivata alle 13.30 all’ospedale insieme alla troupe di Chi l’ha visto? per assistere alle operazioni di recupero della salma (VIDEO). «Non so nulla — ha detto — Sto aspettando informazioni, non sanno se è lui».  Solo il Dna dirà se quel corpo recuperato è di suo padre. La donna è rimasta fuori dal blocco numero otto per ore con la figlia (nipote di Primo), il compagno e gli avvocati Lorenzo Muracchini ed Emilio Paolo Boni mentre i vigili del fuoco recuperavano il corpo da un cavedio e la polizia faceva i rilievi insieme alla Medicinale legale. Ore di ansia e di dolore dopo anni di attesa. Eppure il corpo - se appartiene davvero al 64enne - era lì a pochi metri dal reparto di Neurochirurgia da cui l’uomo è scomparso nella notte tra il 30 e 31 dicembre 2011. Infilato in un cavedio murato dietro le camere ardenti, precipitato da un vano aerato di quelli in cui passano i tubi e gli impianti. Le condizioni climatiche hanno causato la mummificazione dei resti, ‘salvando ’ i tessuti dalla decomposizione, fattore utile in vista dell’autopsia. Barbara, che cosa si augura? «Che sia lui. Anche se la speranza è l’ultima a morire... sapevamo che le possibilità di ritrovarlo in vita erano pressoché nulla. Almeno ora sappiamo le verità, sappiamo che cosa è successo a papà. Era diventato estenuante non sapere, almeno ora possiamo metabolizzare il lutto». Come sono stati questi tre anni? «Non sapere più nulla di una persona cara è un’agonia». Come ha saputo di questo ritrovamento? «Dal mio avvocato, mi sono recata là e lui era appena stato avvisato». Che cosa successe quella notte di fine 2011? «I sanitari telefonarono a mia sorella in piena notte per dirle che nostro padre era sparito, ma che lo stavano cercando e che lo avrebbero ritrovato. Invece più niente... fino ad oggi». Lui aveva già dato segni di disorientamento... «Sì, era già capitato che si fosse allontanato dalla camera. Infatti gli avevano dato un calmante». Qualcuno diceva che non poteva essere ancora nell’ospedale, che probabilmente era uscito. Ci ha mai creduto? «Le ricerche esterne dei vigili del fuoco e della protezione civile hanno dato esito negativo. Mio padre non era il tipo da andare chissà dove da solo, e poi nelle condizioni in cui era... Era in pigiama, senza soldi, c’era freddissimo, non aveva nulla con sè. Non poteva essere andato via». Che cosa pensa dell’Ausl, è stato fatto tutto il possibile per trovare suo padre? «Devo ringraziarli, perché ci hanno dato la possibilità di avvalerci di un’agenzia investigativa privata per non lasciare nulla di intentato». Però resta da capire come sia potuta accadere una cosa simile... «Sì, dovranno darci delle spiegazioni. Prima però dobbiamo avere la certezza che sia lui. Oggi (ieri, ndr) mi è stato prelevato un campione di Dna da confrontare con quello del corpo ritrovato». Avete già avvisato sua madre? «Sì, ora siamo tutti qui in famiglia. Stiamo ricevendo molte telefonate e attestazioni di vicinanza e affetto».