Chioschi, terzo no del giudice: "I sigilli restano"

Anche il ricorso dell'amministrazione viene respinto, malgrado la relazione del super architetto ingaggiato dal Comune. Attesa per le motivazioni

Il sequestro dei chioschi nel parco delle Rimembranze (foto Fiocchi)

Il sequestro dei chioschi nel parco delle Rimembranze (foto Fiocchi)

Modena, 21 ottobre 2014 - Ancora no. Il giudice per le indagini preliminari Eleonora De Marco si rivela un osso duro per il Comune e i gestori dei chioschi al parco delle Rimembranze. Il Gip ha infatti rigettato l’istanza di dissequestro, presentata dal Comune, dei quattro cantieri bloccati in primavera dalla magistratura perché ritenuti abusivi.

Dopo il pronunciamento negativo del Tribunale del Riesame e dopo il no al dissequestro chiesto dai gestori (firmato dalla stessa De Marco), la giudice verbalizza il terzo ko tecnico del Comune. I chioschi restano sequestrati. La relazione dell’architetto Stanguellini, infatti, non è bastata a convinvere il Gip secondo cui il progetto di riqualificazione del parco resta illegittimo. Il progetto dei chioschi (il terzo presentato dall’amministrazione che sta cercando di rimediare), seppur alleggeriti dal cemento, a quanto pare non è ancora compatibile con un parco vincolato e di interesse storico.

L’avvocato del Comune, Massimo Vellani, è in attesa della notifica della decisione del giudice e quindi delle motivazioni del no. Un rigetto che pesa soprattutto perché, secondo indiscrezioni, il pm Claudia Natalini, a cui era indirizzata l’istanza di dissequestro, pare avesse dato parere positivo seppur condizionato a determinati adempimenti che l’amministrazione avrebbe dovuto assolvere. Il pm ha poi mandato le carte al giudice, che invece si è opposto. «Non ci sono parole per descrivere lo sconforto, le persone non potranno più vivere il parco», afferma in merito Giuseppe Paolini, gestore dello storico bar Elio. «Sopravvivo con la mia pensione ed ho intaccato i miei risparmi, cercando di tirare avanti, soprattutto a livello morale. Se sapessi che comunque in prospettiva c’è il lavoro sicuro, sarebbe un’altra cosa. Ho cambiato il mio stile di vita e il Comune ci deve risposte, perché io, proprietario di un chiosco da 43 anni, ho fatto quello che mi hanno detto e mi hanno sequestrato tutto, nonostante non abbia colpe».

Intanto dagli altri gestori dei chioschi non arriva nessuna voce di gloria per la stagione che si è appena conclusa. Alcuni di loro, come Marcello Martinelli o Gioacchino Serafini hanno potuto usufruire delle vecchie strutture, ma a quanto pare l’apertura delle baracchine ha rappresentato un ulteriore danno. «La stagione è stata un flop esorbitante, ma abbiamo comunque provato a salvare l’immagine del parco», affermano Marcello Martinelli e Matteo De Pietri che, seppur in ritardo, hanno avviato l’attività all’interno del Lido Park.

L’inchiesta conta nove indagati: si tratta dell’ex sindaco Giorgio Pighi (solo perché considerato tutore del parco), l’ex assessore all’urbanistica Daniele Sitta, l’ex assessore alle attività economiche Stefano Prampolini, quattro dirigenti comunali e le due dirigenti della Soprintendenza Graziella Polidori e Paola Grifoni. Le accuse vanno dalla violazione del codice dei beni culturali all’abuso d’ufficio.