La conversione di Catia Aisha all'Islam: "Finalmente ho trovato la pace"

La donna ha fatto la sua scelta a 16 anni: "Ho riflettuto molto"

Una donna islamica

Una donna islamica

Modena, 30 agosto 2015 - C'è il lato oscuro, quello che vede una ragazza di appena 28 anni, Maria Giulia, (ora Fatima) unirsi all’Isis e diventare in poco tempo una ricercata per terrorismo internazionale. Poi c’è il legame, quello alla ‘luce del sole’, che unisce una persona ad una religione, tanto da ‘abbracciarla’ totalmente. A spiegarci la sua ‘scelta’ di conversione all’Islam, chiedendo di non collegare religione musulmana ad estremismi o fanatismo, è una modenese di 57 anni, Catia Aisha Dallolio, da anni residente con la famiglia a Viterbo. La ‘scelta’ di Catia parte dall’incontro di un ragazzo musulmano al quale lei voleva ‘inculcare’ la religione cristiana.

A quando risale la sua conversione?

«Oh ero molto giovane, avevo 16 anni. Il mio è stato un percorso ponderato. A quell’epoca non si sapeva nulla della religione islamica, se non quello che si studiava a scuola. Poi, in biblioteca, ho incontrato colui che oggi è mio marito e tutto ha avuto senso. Io studiavo al Cattaneo, lui all’università e abbiamo iniziato a vederci sempre insieme alla mia amica».

Di dov’è suo marito?

«Lui arrivava dalla Palestina. E’ stato uno scambio culturale: pensavo che la religione musulmana fosse una cosa a parte, invece ho appurato che non eravamo discosti nel credo; il Dio era uno unico, i profeti gli stessi. Il punto più ostico è stato capire che Gesù non era parte della trinità, aspetto che da sempre mi lasciava perplessa. Poi ho capito ed è stata una folgorazione. Mi sono sentita in pace».

Lei organizza attività per la comunità islamica di Varese. Si parla mai di Maria Giulia?

«In Italia si abbina il ‘male del mondo’ alla religione islamica; ma gli atti criminosi vengono commessi ovunque da cristiani. Non c’entra col nostro credo; è come se parlassimo di brigate rosse negli 70 ed una persona iscritta al Pc diventasse automaticamente terrorista. Sono fanatici e fuorviati, una minoranza nelle minoranze nel mondo islamico composto da 1 miliardo e mezzo di persone. Non capisco cosa li spinga ad agire così, nel gruppo Maria Giulia sarà stata l’unica ad avere quelle idee. Conosco tante persone, ma nessuno ha mai assunto atteggiamenti simili. Sono italiana, ma il vero musulmano deve praticare la religione in modo corretto».

Ai suoi quattro figli è stata imposta la religione islamica?

«Li abbiamo educati secondo i dettami della religione islamica, ma avessero scelto altrimenti per noi sarebbe stato un dispiacere».

Lei è riuscita a far convertire all’Islam anche la sua famiglia, che risiede a Modena.

«La religione non si impone. Mia madre era inizialmente disperata, perchè era testimone di Geova. Poi, di nascosto, è entrata in casa mia per leggere il Corano. Un giorno mi ha detto: «ho deciso di diventare musulmana» e sono quasi svenuta. Mio padre non si è convertito ma ha accettato tutto; anche l’assenza di alcolici e maiale».

Le sue tre figlie hanno sposato uomini di religione islamica?

«Si, un palestinese, un siriano e un algerino. Si sono conosciuti ai convegni nazionali per ragazzi che hanno come ‘base comune’ quella di essere musulmani».

Sua sorella si è convertita?

«Si e il marito si occupa della moschea di via delle Suore».

Nel mondo musulmano la donna è ‘sottomessa’?

«E’ uno stereotipo, in occidente le donne lo sono ma non si ribellano. Ho lavorato 30 anni alla Fiat trattori e gli uomini guadagnavano 40 mila lire in più. Nel mondo islamico la donna ha un ruolo complementare al marito ed è libera di scegliere se lavorare».

E il velo lo porta?

«E’ stata una mia scelta; la ciliegina sulla torta. Noi donne non dobbiamo attirare sguardi maschili; l’abbigliamento islamico non è dovuto all’uomo ma a Dio».