Un patto tra Cpl e la camorra: "Il nostro gas ai bunker di Zagaria"

Casari torna in carcere. I pm: "Contatti diretti con i membri del clan"

Zagaria,  nel tondo Iovine e sotto uno  dei bunker

Zagaria, nel tondo Iovine e sotto uno dei bunker

Modena, 4 luglio 2015 - Ci sono numerosi momenti di contatto diretto tra Roberto Casari ed esponenti del clan, in Campania. Incontri vis a vis, s’intende, per parlare della gestione, già concordata, della metanizzazione nell’agro aversano (Caserta). C’è, poi, la storia di un ‘indulto’ che la cooperativa di Concordia avrebbe accordato ancora, e direttamente, ai camorristi, per fare finta di niente di fronte agli allacciamenti abusivi alla rete gas di diverse abitazioni di Casal di Principe. Edifici della zona di Casapesenna, e tra questi, si è scoperto, risultano due bunker utilizzati nientemeno che dal boss Michele Zagaria.

Sono le dichiarazioni di un uomo di Cpl, Pasquale Matano, da ieri ai domiciliari ma in passato responsabile della Cpl distribuzione, a raccontarlo: «Tra il 2006 ed il 2008 – dice Matano in fase di interrogatorio – la direzione di Cpl Concordia, sospettando la manomissione di alcuni contatori, pose in essere una massiccia attività di controllo... furono effettivamente riscontrati una settantina di manomissioni ai contatori ed una trentina di allacci abusivi. Nei giorni successivi al controllo, però, venne da me Antonio Piccolo – esponente del clan ora in cella, ndr – il quale mi consegnò una lista contenente una quindicina di nominativi... chiedendomi di intervenire affinché i soggetti indicati nella lista, benché avessero effettivamente manomesso i contatori del gas, non fossero oggetto né di richiesta di risarcimento danni, né di denunce penali». Quello stesso elenco di nomi (di camorristi ovviamente, appartenenti allo stretto entourage del clan Zagaria) è stato trovato anche nella sede della cooperativa, a Concordia, nel corso di perquisizioni. É appunto da quella lista di nomi (inviata via fax a Modena) che spuntano le forniture gratuite al boss ‘Capastorta’, ai suoi bunker e agli uomini del clan. È molto probabilmente questo uno degli episodi più significativi nell’ordinanza da 358 pagine che porta le firme dei pm dell’Antimafia di Napoli: Catello Maresca, Cesare Sirignano e l’aggiunto Giuseppe Borelli.

Tra i più importanti perché lega in modo incredibilmente diretto Cpl alla camorra. Roberto Casari, l’ex presidente del colosso di Concordia, finito ieri di nuovo in carcere (e interrogato giusto giovedì dai pm modenesi per il filone Ischia) per la Dda napoletana è al centro di un patto vero e proprio, che dagli anni ’90, fino ad oggi, avrebbe comportato accordi diretti con le figure di vertice della camorra casertana (prima clan Schiavone, poi Zagaria) per la metanizzazione dell’agro aversano. Sia nella fase di costruzione della rete, sia nella più recente di gestione della stessa. Casari è indagato per concorso esterno in associazione camorristica. Cpl, sotto la sua direzione, avrebbe ottenuto dal clan sostegno nel costringere i titolari della società Eurogas, già assegnatari della convenzione con i Comuni di Villa Literno, san Marcellino e Casal di Principe, a cederla gratuitamente al colosso di Concordia. Insieme ad altri manager di Cpl al lavoro in Campania, l’ex presidente avrebbe concordato con esponenti dei Casalesi i termini e le modalità di versamento delle somme nelle casse del clan, in modo da trarre vantaggi economici, nonché gli imprenditori che avrebbero eseguito materialmente i lavori di affidamento diretto nei diversi comuni interessati dalla metanizzazione. Accordi pattuiti a tavolino direttamente nella sede di Cpl a San Cipriano d’Aversa (come detto, in più di un’occasione). Non solo, Casari e Giuseppe Cinquanta (uomo Cpl, anche lui ora in carcere) avrebbero riconosciuto, ed indicato in più di un’occasione, il nome di Antonio Piccolo come referente del clan e soggetto a cui fare riferimento per la gestione delle operazioni ed i rapporti con gli imprenditori. Il patto Cpl-camorra avrebbe previsto, poi, l’indicazione delle ditte a cui affidare i lavori della rete gas metano. La cooperativa, è negli atti, si sarebbe adoperata a favore dei Casalesi per agevolare l’attribuzione di risorse pubbliche attraverso l’aggiudicazione degli appalti per la costruzione della rete gas e per le successive attività relative alla manutenzione e quelle connesse alla distribuzione del gas metano, nonché per favorire il controllo da parte del clan di questo strategico settore economico. L’inchiesta sull’agro aversano è slegata da quella di Ischia (dove si ipotizza la corruzione sempre per la rete gas) e nasce dalle dichiarazioni del super pentito Antonio Iovine, che per primo, nel 2014, davanti agli inquirenti disse: «Sì, con la Concordia abbiamo trovato facilmente un accordo». Da lì la procura napoletana ha cominciato a scavare, ricostruendo il percorso di una coop del Nord che stringe la mano dei boss e fa affari con gli affiliati.