In Tunisia i fondi neri per pagare le mazzette: «Ho il bancario a libro paga»

Il 'salvadanaio' era una Sarl, società a responsabilità limitata, con sede in Tunisia

Il metanodotto di Ischia (Foto Ansa)

Il metanodotto di Ischia (Foto Ansa)

Modena, 31 marzo 2015 - Il 'salvadanaio’ in nero era una Sarl, società a responsabilità limitata, con sede in Tunisia. Un contenitore che avrebbe permesso alla Cpl di pagare le tangenti per vincere gli appalti in Italia. Gli uomini chiave in questo meccanismo sono, oltre a Roberto Casari, Francesco Simone (responsabile relazioni istituzionali della coop) e Bruno Santorelli (responsabile Nord Africa per Cpl). Entrambi arrestati, nelle carte emergono ripetutamente in relazione alla Tunita. Una società lavatrice che avrebbe offerto denaro utilizzato per corrompere il sindaco Pd di Ischia, Giuseppe Ferrandino. Semplice il meccanismo, che ha fatto scattare pure l’ipotesi di reato di corruzione internazionale: sostanzialmente la Tunita Sarl sarebbe servita per creare fondi neri attraverso l’emissione di fatture per operazioni inesistenti. I soldi, poi, sarebbero puntualmente rientrati in Italia attraverso il pagamento di somme ancora da quantificare al direttore di una banca di Tunisi e al responsabile della Dogana all’aeroporto della stessa città. Il primo veniva ‘ricompensato’ per ottenere l’attestazione dell’antiriciclaggio, un certificato insomma, il secondo affinché omettesse i doverosi controlli doganali che altrimenti avrebbero fatto saltare il piano. Lo stesso Simone, intercettato, conferma i sospetti dei pm Woodcock, Carrano e Loreto: «Tieni conto di eh... una cosa, che il direttore di una banca che c’ho a libro paga... alla dogana accontento il capo della dogana...».

Ufficialmente la Tunita era una società di consulenze il cui contratto prevedeva la ricerca commerciale nei settori, le segnalazioni di potenziale clientela e servizi vari. Un contratto (a doppia firma, Casari e Simone) che prevedeva un corrispettivo di 180mila euro annui con pagamenti trimestrali da 45mila. Ma nell’inchiesta l’intero sistema di corruzione si basava proprio sulla costituzione di fondi neri in Tunisia da parte della Cpl Concordia con cui retribuire pubblici ufficiali per ottenere i favori e aggiudicarsi gli appalti. Dice una fonte sentita dagli inquirenti: «Sono a conoscenza del fatto che Cpl abbia una società correlata in Tunisia... In auto quella sera sentii dal Casari che la Cpl Concordia aveva offerto il viaggio in Tunisia al Ferrandino e che era importante ‘ingraziarsi’ il Ferrandino in ragione del fatto che la Cpl Concordia stava svolgendo i lavori di metanizzazione nell’Isola di Ischia». Il viaggio in Tunisia oggi è agli atti come prova del sistema di corruzione.