Modena, 3 dicembre 2010. Il cambio di sesso di uno dei coniugi non comporta l’automatica cessazione degli effetti civili del matrimonio. Lo ha deciso la seconda sezione civile del Tribunale di Modena composta dai giudici Ornella D’Orazi, Ester Russo e Giuseppe Pagliani.

Una sentenza emessa lo scorso mese di ottobre e che, di fatto, riconosce l’unione transessuale tra Alessandra Bernaroli (che per 35 anni è stato Alessandro) e la moglie. Alessandra, funzionaria di banca e sindacalista, è nata a Mirandola, si è sposata (quando era un uomo) in chiesa a Massa Finalese, lavora a Modena e oggi che ha 39 anni abita con la moglie a Bologna.

E proprio per rimanere sposata ha ingaggiato una battaglia legale con i Comuni di Finale e Bologna, oltre che con il ministero dell’Interno, che invece avevano decretato la fine del matrimonio nel momento in cui Alessando, il 30 giugno 2009, all’anagrafe è diventato Alessandra.

Come ha saputo che il suo matrimonio era stato ‘annullato’?
"Avevo chiesto la nuova carta d’identità al Comune di Bologna, dove oggi risiedo, ma il documento non arrivava mai. Alla fine, tramite i miei avvocati, ho scoperto che le variazioni di nome e sesso avevano comportato anche quella dello stato civile. A Bologna mia moglie ed io risultavamo separati e addirittura con indirizzi diversi (tra cui uno inventato) nonostante si viva nella stessa casa. Per quanto riguarda Finale Emilia, il Comune ha dichiarato nullo il matrimonio senza avvisarmi, sebbene il Ministero avesse dato un parere non vincolante. Mi chiedo come sia possibile una cosa simile visto che anche la Chiesa, non riconoscendo il cambio di sesso, ritiene le nozze valide".

Come siete riuscite a vincere la causa?
"Innanzitutto il mio non è un matrimonio omosessaule, vietato in Italia, ma transessuale, regolarmente celebrato in chiesa tra un uomo e una donna. Poi il mio percorso di vita mi ha portato a cambiare sesso. Mia moglie lo ha accettato con un grandissimo atto d’amore. La legge dice che un matrimonio è valido finché una delle parti non chiede il divorzio. Nel nostro caso nessuno ha chiesto il divorzio. Il cambiamento di sesso può essere causa di scioglimento di matrimonio, nel caso uno dei coniugi voglia separarsi, ma non lo è d’ufficio".

Era pronta a questa battaglia legale?
"Sinceramente, essendomi documentata, sono sempre stata tranquilla sotto gli aspetti clinico e giuridico. Quello che è successo è sconcertante. Nelle istituzioni ho trovato un muro di gomma. Dai Comuni solo porte in faccia e nessuna volontà di ascoltare le mie ragioni. Spero che questa sentenza rappresenti un punto fermo per la giurisprudenza".

Il ministerò farà ricorso in Appello...
"Lo so, la battaglia non è finita. C’è un accanimento giuridico inconcepibile".

Nel frattempo, che cosa farà?
"Sto valutando l’impegno politico, a Bologna è il momento giusto anche per portare l’attenzione su questi temi troppo spesso ignorati".