Modena, 9 dicembre 2010 - Finalmente partito dal campus con un’ora di ritardo, il corteo “no Gelmini” di 60 studenti universitari modenesi che oggi ha causato disagi in citta’ ha iniziato a calcare l’asfalto di via Campi, costringendo le forze dell’ordine a chiudere la strada all’altezza degli incroci di via Vignolese e via Braghiroli. Difficolta’ per la linea 7 degli autobus Atcm. Bloccato nella corsia preferenziale che fuoriesce dal Policlinico, la linea 7 ha dovuto attendere al semaforo per una decina di minuti prima di essere dirottata su via Vignolese.
Stesso discorso per la controparte diretta in viale Gramsci che e’ stata deviata su via Emilia con l’ausilio degli operatori Atcm.

Alle 11.30 il corteo mette piede su via Emilia Est e via Campi viene liberata dai blocchi della Polizia Municipale che ripristina la circolazione. Dopo 20 minuti i manifestanti raggiungono l’incrocio con via Cucchiari: “Se ci sono tanti disoccupati, la colpa e’ dei padroni, non degli immigrati”, scandisce il megafono. Nel frattempo, sempre gli operatori in Atcm sono in azione per informare gli autisti del corteo e di eventuali cambi di rotta. A mezzogiorno, i 60 manifestanti toccano l’asse Trento Trieste-Ciro Menotti, per percorrere poi Largo Garibaldi e causare una lunga coda su viale Reiter e viale Caduti in Guerra. “Ve la diamo noi, la nuova economia: Tremonti alle presse, Gelmini in fonderia”, uno dei cori piu’ gettonati.

Entrati nel centro storico, i contestatori passano su Corso Canalgrande, via dell’Universita’, Piazza XX Settembre per formare poi un presidio provvisorio in Piazza Grande. Fra le colonne sonore della manifestazione primeggiano i Modena City Ramblers e Fabrizio De Andre’ con “La canzone del Maggio”: “Anche se voi vi credete assolti, siete lo stesso coinvolti” urlano gli studenti. Intorno alle 13, il corteo giunge a destinazione in Sant’Eufemia dove un pranzo di autofinanziamento a base di focacce viene offerto ai presenti poco prima di un’assemblea pubblica con docenti, ricercatori, Popolo Viola e operai Fiom.