Modena, 14 dicembre 2011- PENE per quasi sette anni di carcere. Sono quelle inflitte ieri pomeriggio dal giudice presso la direzione distrettuale antimafia di Bologna ad Alfonso Perrone, detto ’O Pazzo; Carmine Tammaro e Douglas Marchesi. I primi due sono stati condannati con rito abbreviato rispettivamente a 2 anni e 4 mesi e a 2 anni e 8 mesi. Il terzo, difeso dall’avvocato Enrico Fontana, ha patteggiato un anno e 8 mesi (pena sospesa). Le condanne per tentata estorsione e lesioni, il tutto aggravato dal metodo mafioso, sono relative agli arresti messi a segno dalla squadra mobile di Modena l’anno scorso, quando in manette con il terzetto finirono anche l’avvocato civilista di Modena, Alessandro Bitonti, e il cugino di ’O Pazzo, Pasquale Perrone.

I CINQUE sono accusati della tentata estorsione con pestaggio avvenuta il 16 marzo 2010 ai danni di due campani attirati in trappola in un bar alle porte del centro. Secondo le indagini, sarebbe stato l’avvocato Bitonti (a processo con Pasquale Perrone con rito ordinario) a chiamare ’O Pazzo, ora ‘pentito’ ma all’epoca considerato vicino ai casalesi e referente del clan per la zona di Modena. I due si conoscevano da tempo, Bitonti aveva assistito Perrone per alcune ‘grane’ civili. L’obiettivo del legale, che si sentiva truffato nella compravendita di un’automobile, era quello di recuperare i soldi persi. L’avvocato pare avesse emesso alcuni assegni che il venditore dell’auto avrebbe intascato in un’unica soluzione, creandogli problemi economici. Il legale, dopo aver sporto denuncia, si era però rivolto a due ‘intermediari’, due campani residenti a Modena, chiedendo loro di aiutarlo a riavere i soldi dal venditore.

Ma il ‘lavoro’ dei mediatori fallì. Da qui l’idea di chiamare Alfonso Perrone per farsi restituire i soldi direttamente dai due intermediari. Sarebbe stato proprio ’O Pazzo, dopo aver parlato con l’avvocato, a convocare le due ‘vittime’ dando loro appuntamento in un bar. Gli intermediari si sono presentati nel locale, dove sono stati riempiti di botte: è stato proprio ’O Pazzo a picchiare i due campani nello scantinato del bar con l’aiuto del cugino Pasquale e dell’amico Carmine Tammaro, mentre Bitonti e il modenese Marchesi (quel giorno autista dell’avvocato) facevano da spettatori.

Proprio il tentativo di ottenere i soldi persi direttamente dai due intermediari e col metodo mafioso posto in essere da Alfonso Perrone, noto alle due vittime come uomo del clan dei casalesi, ha portato la Procura a ipotizzare il reato di concorso in tentata estorsione aggravata dall’articolo 7 della legge 203/1991. L’estorsione non andò a buon fine perché due giorni dopo Perrone venne arrestato per altri tentativi di estorsione a ristoranti e night del Modenese.