Modena, 14 marzo 2012 - Torturato con un collare elettrico capace di dargli la scossa.Sarebbe questo il maltrattamento subito da un cane da caccia, tenuto a bada dal suo padrone con il marchingegno che poteva essere azionato con un telecomando. Lo sostiene l’accusa nell’ambito del processo, iniziato ieri a Modena, contro un 85enne di Formigine a giudizio per maltrattamento di animali.
Il cane da caccia fu trovato stremato a bordo di una strada da alcuni passanti, che si fermarono a soccorrerlo e che allertarono subito il canile. L’animale era malnutrito ma soprattutto aveva un collare elettrico acceso, che lampeggiava. Il cane è stato soccorso da una addetta del canile che, arrivata sul posto, ha caricato l’animale in macchina e lo ha trasportato nella struttura dove è stato riscontrato che aveva il microchip. In pratica l’animale, iscritto all’anagrafe canina, aveva un proprietario.

«Il cane era magro e stremato — ha detto ieri in aula l’addetta del canile che lo ha recuperato — ma non era in pericolo di vita. Gli ho tolto il collare elettrico che lampeggiava di una luce verde». Insomma, se qualcuno avesse premuto il pulsante del telecomando il cane sarebbe stato raggiunto dalla scossa. L’accusa vuole dimostrare che il cane sia stato torturato: il collare elettrico, infatti, non avrebbe altre funzioni se non quella di dare la scossa. Tesi respinta dalla difesa, secondo cui invece il solo fatto che il cane ‘indossasse’ il collare non dimostra che sia stato colpito dalle scosse elettriche. Il processo è stato rinviato e nella prossima udienza sarà sentito il veterinario del cane. L’animale è stato riaffidato al padrone, che ieri non era in aula, mentre il collare elettrico è stato sequestrato.
 

val. b.