Modena, 21 marzo 2012 - IL Museo Casa Enzo Ferrari è piaciuto alla gran parte dei modenesi. Ma qualche critica c’è stata. Il direttore della struttura, Giovanni Perfetti, accetta di confrontarsi con le osservazioni da noi registrate.
Direttore, in effetti qualche critica c’è stata
«L’ho percepita anch’io. Ma ci sta, accontentare tutti non è mai semplice».
Partiamo dalla mostra: c’è chi si è chiesto perché ci sono solo tre Ferrari sulle trenta auto esposte
«Se è per questo ho anche sentito qualcuno la mentarsi sul fatto che non ci fosse la Testarossa...».
Il dubbio però è legittimo
«E’ legittimo se non si capisce qual è stato lo spirito con cui abbiamo allestito la mostra».
Ce lo rispieghi
«Volevamo documentare le origine dell’automobilismo sportivo modenese in rapposto alla crescita di Enzo Ferrari, prima come pilota, poi come costruttore».
Dando prevalenza all’Alfa Romeo?
«Sì, perché Enzo Ferrati ha corso le sue prime gare proprio con l’Alfa. Ecco perché in esposizione ce ne sono sette: tutti pezzi unici, restaurate e di proprietà del museo di Arese. Normalmente non possono essere viste dal pubblico. Grazie alla collaborazione tra la casa del Biscione e la Ferrari siamo riusciti ad averle».
Forse si poteva spiegare meglio, magari con delle targhe più grandi vicino alle automobili.
«Ma le targhe ci sono, con caratteristiche tecniche e palma res».
Manca la storia dell’auto
«Non potevamo scrivere dei romanzi e metterli su una targa troppo grande. Questa è una disposizione dell’architetto: l’allestimento deve essere pulito ed essenziale. L’oggetto auto è già bello di per sè, non deve essere accompagnato da didascalie troppo lunghe».
Altra lamentela: non c’è neanche una Formula Uno
«Non è una mostra incentrata sulle auto della Formula Uno, chi chiede di verderle non ha capito lo spirito della mostra. Chi le vuole ammirare può andare a Maranello, dove c’è un museo che non può e non deve entrare in conflitto con il nostro, anzi, deve interagire. Le due strutture devono completarsi a vicenda».
Passiamo alla Casa Natale: molti visitatori si aspettavano più oggetti personali...
«Sì, magari come il letto, il comodino e l’attaccapanni... No, queste cose le ho viste nei musei dedicati e Leopardi o Giacomo Puccini. Non hanno più senso. Noi abbiamo voluto dedicare la Casa alla vita professionale e di relazioni che ha avuto il Drake. E con i filmati pensiamo di avere reso bene l’idea».
Ma qualche oggetto in più lo vedremo?
«A giorni sarà pronto l’ufficio in cui Ferrari lavorava a Maranello. I mobili originali saranno messi a disposizione dalla famiglia Giacobazzi. Studieremo un evento apposito per presentarlo come si conviene».