Modena, 21 maggio 2012 - A San Felice, epicentro del terremoto, fin dal tardo pomeriggio il cuore del paese, della gente, dei soccorsi, ha traslocato nelle scuole medie. Ai margini di un centro storico che di fatto non c'è più. Così le aule, svuotate dai banchi, hanno iniziato a riempirsi dei residenti, arrivati a decine anche dalle campagne vicine. Prima cosa, stabilire le priorità e sistemare le categorie di cittadini più a rischio: malati, anziani, disabili donne incinte, bambini. Chi fatica a muoversi viene recuperato dai soccorritori direttamente nella case o nelle auto, diventate l'unico tetto sicuro dopo la prima grande scossa del mattino.

E la macchina organizzativa funziona bene, fin da subito, anche grazie all'atteggiamento collaborativo della popolazione. La scuola viene divisa come in settori: al piano terra anziani e disabili, un piccolo ambulatorio medico per le piccole emergenze e una schiera di sedie lungo i corridoi. A primo piano, invece, mamme e bambini, che non hanno difficoltà a fare una rampa di scale. Intorno, è tutto un via vai di brande, coperte, cuscini e materassi: alle 20 la divisione degli spazi appare già ben definita e all'ingresso è ormai a regime una sorta di banco di registrazione.

Chi arriva lascia nome e cognome, viene inserito in una categoria e poi sistemato seguendo le priorità già fissate. Pochi minuti, è arriva un'altra scossa. Nessuna urla o si lascia andare a scene di panico: la paura resta negli occhi della gente, ma fa ancora più effetto. C'è chi nemmeno riesce a stare all'interno della scuola, per quanto è terrorizzato dagli ambienti chiusi. Arriva l'ora della cena: cucina improvvisata in aula in fondo al corridoio, servono a tutti un po' di mozzarella, fagioli e tonno. Smaltita la fila, iniziano le operazioni per la notte. Abbastanza ordinate, senza particolari problemi, ma oltre le cento persone non si sta.

Tra le 21,30 e le 22 arrivano altre due scosse, ma la reazione ancora una volta è silenziosa. L'abitudine si è ormai fatta largo. In piazza del mercato intanto la protezione civile ha cominciato ad allestire una delle tendopoli munita di un centro di assistenza medica. I soccorsi regionali sono in moto e a pieno regime ma i lavori sono resi più difficili, e non poco, dalla pioggia che incessante cade su San Felice ferita. Le strutture blu elettrico che man mano passa il tempo occupano il perimetro dell'asfalto percorso da lunghe crepe fanno da contrasto al centro storico, in diversi punti ridotto a un cumulo di macerie. La Rocca (XIV - XV secolo) è completamente distrutta, impressionante notare come le scosse la abbiamo spaccata di netto in due. Tutti gli accessi transennati danno lo chiara sensazione del trovarsi in un paese fantasma. Qualche residente ha avuto la possibilità di passare la notte nella propria abitazione agibile, ma le luci accese sono davvero una rarità nel buio. Numerose invece le auto parcheggiate nelle aree più aperte, in tanti hanno infatti scelto di passare così questa notte davvero difficile. Le scosse di terremoto sono state numerose e di varia intensità, alcune piuttosto violente tanto da far echeggiare in tutto il paese il tremendo rumore del sisma.

Ancora più complicata, se possibile, la situazione a Finale Emilia. Lì carabinieri e guardia di finanza hanno presidiato fino al mattino gli accessi alle parti più colpite dal terremoto. Il pericolo di crolli è notevole e in più si temono gli sciacalli. A Finale sono tre le tendopoli allestite, tali da accogliere (una volta ultimate) 750 persone. In una di queste sono state fatte confluire tutte le persone portatrici di handicap e anziane. La macchina dei soccorsi anche qui è davvero efficiente e ben organizzata; la popolazione segue con ordine le indicazioni che vengono date per trovare la propria sistemazione. I volti dei finalesi sono stanchi e provati, si stanno preparando a passare la loro prima notte in tenda con la consapevolezza che per molti di loro sarà solo la prima di una lunga serie.

 


di Valerio Gagliardelli e Francesco Vecchi

 

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