Modena, 30 maggio 2012 - ''E' un fenomeno dovuto alla liquefazione della sabbia che avviene nel sottosuolo, sotto la spinta di una fortissima pressione'', ha spiegato la ricercatrice dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv) Paola Montone, riguardo ai cosidetti 'vulcani di sabbia' che dal terremoto del 20 maggio ad oggi hanno provocato il cedimento di molte abitazioni.

La studiosa è appena rientrata da una prima campagna di rilievi nelle zone colpite dal sisma.
Nella conferenza stampa organizzata oggi a Roma dall'Ingv, Montone ha spiegato che i vulcani di sabbia si formano ''soltanto in condizioni molto particolari. Avvengono quando nel sottosuolo, anche a pochissima
profondità, si trovano strati di sabbia e argilla, come accade nella Pianura Padana''.

"Anche a profondità di un metro o un metro e mezzo la sabbia, sottoposta ad una pressione molto forte, può passare dallo stato solido e compatto allo stato liquido" ha continuato Paola Montone. 

"Questo accade perchè l'acqua imprigionata nei pori dei grani di sabbia non è comprimibile e in risposta alla forte pressione la sabbia si trasforma in una sorta di fluido (o liquido pesante) e sale in superficie, formando i vulcani".

''E' un fenomeno molto esteso - ha rilevato - che costituisce un pericolo per le case: nel momento in cui la sabbia sale in superficie il terreno cede".
I vulcani di sabbia non sono una novità della Pianura Padana. Sono stati osservati anche nel terremoto de L'Aquila del 2009, in Sicilia, in Calabria e nel terremoto che ha colpito il Gargano nel 1627.