Modena, 26 settembre 2012 - A piè di pagina, dopo diverse facciate fitte, due righe riassumono impietosamente la vicenda della formiginese Daniela Franchini (46 anni): «Vi lascio i miei nuovi recapiti, con la preghiera di non comunicarli a nessuno». Nelle decine e decine di righe precedenti, un calvario durato anni che l’ha portata a prendere una decisione molto sofferta, pur di non incrociare più lo sguardo dello stalker, il suo ex convivente cinquantenne: chiudere i due negozi di toelettatura cani.

Uno a Formigine, l’altro a Sassuolo. Attività che Franchini aveva fatto nascere e crescere con le sue mani e che andavano benone. I clienti c’erano. «Quel lavoro era la mia vita». Però è successo qualcosa che le ha fatto prendere questa brusca e definitiva svolta; Franchini ha deciso di ‘sparire’ letteralmente quando, dopo una lunghissima battaglia legale, lui, lo stalker, ha patteggiato sì 10 mesi di carcere (quindi pena ridotta a un terzo), ma non risultando precedenti a suo carico, ha avuto la condizionale. Morale della favola: è a piede libero. Così prevede la legge. «Da mesi vivo barricata in casa, con il binocolo controllo ogni macchina che si ferma qui sotto, pur avendo cambiato Comune dopo vent’anni di vita a Formigine», racconta la vittima.

«Dopo la sentenza, dello scorso maggio, lui è tornato davanti alla mia attività più di una volta, spesso in auto. Non sono riuscita a fotografarlo in quelle occasioni — racconta la donna — e così non ho il materiale per una nuova denuncia. Ho deciso di chiudere la toelettatura cani per canellare anche l’ultimo luogo dove potrebbe trovarmi».

Peccato però che non si possa cancellare anche il passato, e allora la paura si fa viva tutte le mattine e dura fino al crepuscolo. Dobbiamo tornare al 2001 per capire l’intera storia, documentata interamente negli atti processuali. Undici anni fa la donna conosce il protagonista dei suoi futuri incubi, in vacanza. Nasce una relazione di due anni che porta alla convivenza quando l’uomo (un bresciano) ottiene il trasferimento dalla sua ditta. «Lì ha cominciato a non accettare più mio figlio, sono cominciati i primissimi problemi. Urla e parolacce a tutte le ore del giorno e della notte».

I mesi e gli anni immediatamente successivi, così come riferiti dalla vittima, mettono in evidenza diversi comportamenti ossessivi dell’uomo. Nel 2007 dalle parole si passa ai fatti. Fanchini si rende conto di essere vittima di stalking, mentre a livello parlamentare la legge è ancora un embrione. L’ex convivente le punta il coltello alla gola dopo che la donna ha deciso di cambiare aria, lasciandolo solo nella loro vecchia abitazione. Seguono appostamenti continui e comparse improvvise. I carabinieri lo convocano (la legge come detto non c’era ancora), ma non serve a nulla. La presenza e le minacce dell’uomo non si esauriscono nei mesi successivi.

Nel 2009 scatta la denuncia dopo le minacce di morte stavolta subite dal figlio (all’epoca 17enne). La donna cambia di nuovo casa, lui la rintraccia. Appostamenti notturni, ‘blitz’ mentre la vittima era a fare la spesa, o al bar, o in qualsiasi altro posto nelle vicinanze. Franchini comincia così ad avere attacchi di panico, inevitabilmente.

A gennaio del 2010 arriva una strana telefonata: «Un uomo che mi chiedeva un appuntamento per una prestazione sessuale. Gli dico che ha sbagliato ma le telefonate continuano per tutto il giorno e da persone diverse. Mi faccio dire dove hanno trovato il mio numero, scopro che era stato scritto sul muro di un bagno di un autogrill di Parma, scopro che la cosa è stata fatta in altri autogrill del Nord Italia».

Tutto questo prima della tanto attesa sentenza: «Per me è stata devastante. Dopo nove denunce e cinque anni e mezzo di inferno per me e la mia famiglia, dopo due anni di indagini, non gli hanno nemmeno dato un provvedimento restrittivo nei miei confronti o quantomeno nel limite del mio comune di residenza». Ecco perché la signora Daniela Franchini ha cambiato città, chiuso le sue attività e cancellato i luoghi che frequentava una volta.

Francesco Vecchi