Milano, 4 marzo 2013 - È stato un cattivo espediente del destino, che sicuramente la sua fantasia di narratore avrebbe trovato banale, a toglierci Giuseppe Pederiali, lo scrittore emiliano da molti anni naturalizzato milanese, morto domenica in seguito ai postumi d’un incidente  stradale. Se n’è andato così, ancora nel pieno della propria vitalità creativa, un autore capace di mettere d’accordo –cosa rara in Italia-  tanto i lettori, che molto lo amavano, quanto i critici più schizzinosi, che gli riconoscevano talento e sapienza narrativa. Doti che Pederiali amava nascondere sotto un  basso profilo fatto d’ironia un po’  sorniona, per poi sorprendere l’interlocutore con il lampo d’una battuta fulminante.

 Legatissimo alle radici emiliane che gli imponevano periodici ritorni nella sua Finale Emilia, la cittadina in provincia di Modena dov’era nato nel 1937, Pederiali si sentiva però saldamente trapiantato a Milano, dove s’era trasferito nel 1957. Dopo varie esperienze (fu anche pionieristico programmatore di computer) entrò ben presto nel mondo della carta stampata sia come sceneggiatore di fumetti  che come giornalista. Ebbe la fortuna di uno straordinario apprendistato ad ABC, settimanale politico e d’attualità inizialmente guidato dall’ex direttore del Giorno Gaetano Baldacci, lavorando accanto a scrittori-giornalisti di straordinario talento come Luciano Bianciardi e Giancarlo Fusco nella Milano effervescente degli anni del boom. Di quel periodo ci ha dato una scintillante testimonianza narrativa di  forte impronta autobiografica ne Il lato A della vita, pubblicato da Aragno nel 2001, e nel Ponte delle Sirenette, edito due anni fa da Garzanti: una trama affollata di personaggi vivi, ricca di storie  e di Storia, che dagli anni Venti si sviluppa fino alla metà dei Sessanta, restituendoci il ritratto memorabile d’una Milano non ancora «da bere».

 Ma la gamma narrativa di Pederiali era vasta e colma di sorprese, proprio come quest’uomo schivo che a quindici anni s’era imbarcato come macchinista su una nave: un’ esperienza da fare invidia ai personaggi di Stevenson o di London, dalla quale ricavò il delizioso romanzo autobiografico Marinai , pubblicato da Rizzoli nel ’94. Ma un surreale marinaio di terraferma lo troviamo anche nel Drago nella fumana del 1984: uno dei suoi bellissimi romanzi inaugurali, come il bestseller Il tesoro del Bigatto (oltre un milione di copie vendute fra le varie edizioni),  nei quali  lo scrittore sperimentò un miscuglio inconfondibile di fantasy e realismo padano, celebrando una saga fantastica della golosa terra emiliana, dove è ambientata anche la fortunatissima serie poliziesca dell’ispettrice Camilla Cagliostri.  

  Dall’Osteria della Fola a Stella di Piazza Giudìa, da Emiliana al Sogno del maratoneta sulla figura dello sfortunato atleta Dorando Pietri (da cui la fiction tv omonima), sono molti i titoli di Pederiali degni di restare nella memoria dei lettori. Nell’ultimo, L’amore secondo Nula (Garzanti), ci fa scoprire la nostra insensatezza umana attraverso gli occhi del suo cane.

  Ci mancherà tanto, Giuseppe Pederiali: non solo a chi l’ha conosciuto e gli ha voluto bene, ma a tutti i lettori dei suoi libri, che non vogliamo dimenticare.

Roberto Barbolini