Modena, 24 ottobre 2013 - «CHIEDO a tutti, anche a nome dei familiari, di fare un passo indietro e lasciare che l’accertamento dei fatti e delle responsabilità rientrino nella loro sede naturale: quella dell’indagine giudiziaria in corso». E’ la lettera scritta dall’avvocato modenese Luca Scaglione, legale della sedicenne che due mesi fa ha denunciato uno stupro di gruppo in una villa alle porte di Modena. L’adolescente accusa cinque giovani, quattro 18enni e un 17enne modenesi, ora indagati e in attesa di essere interrogati dal pm probabilmente la prossima settimana. Lei, invece, potrebbe essere sentita dal magistrato con un esame protetto, l’incidente probatorio.

«L’ONDA mediatica generata dalla risonanza del fatto di cronaca sta letteralmente travolgendo la minore e i suoi familiari», sottolinea l’avvocato. Se la denuncia presentata ai carabinieri risale ad agosto, i militari dell’Arma hanno identificato solo alcuni giorni fa i cinque ragazzi, già sottoposti al test del Dna di cui si attendono gli esiti al Ris di Parma. I cinque si difendono: tre ammettono atti sessuali con la ragazza ma dicono che i rapporti, avvenuti all’interno dello spogliatoio della piscina della villa, sono stati «consenzienti e non di gruppo». I due presunti ‘pali’ sostengono poi di non aver avuto alcun ruolo nella vicenda. Pare inoltre che lo spogliatoio sia dotato di una finestra da cui i partecipanti alla festa avrebbero spiato ciò che accadeva all’interno tra la sedicenne e i ragazzi.

L’impatto sulla giovane che ha denunciato la violenza sessuale è stato «devastante — prosegue l’avvocato — anche sotto l’aspetto scolastico. Non se l’è sentita di affrontare la scuola e i compagni che nel frattempo potevano aver letto le dichiarazioni dei difensori degli indagati sulla stampa locale. Un ragazzo ha inoltre postato su Facebook un feroce commento, ovviamente su un profilo accessibile anche alla ragazzina. Come legale della famiglia farò tutto quanto sarà necessario per consentire alla mia giovane cliente - che già da due mesi è sostenuta da uno psicologo - di riprendere la vita di cui un adolescente ha diritto anche, va detto, ricorrendo ad azioni legali nei confronti di coloro che dovessero violare il suo diritto alla riservatezza».
 

Insomma, che cosa sia accaduto veramente nello spogliatoio di quella casa, in cui si erano ritrovati circa una decina di ragazzi, saranno le indagini a dirlo. Quello che emerge è che la sedicenne avrebbe atteso due giorni prima di sporgere denuncia: si sarebbe recata dai carabinieri dopo averne parlato con alcuni amici e grazie alla madre. In quelle ore pare sia stata derisa e presa in giro pesantemente dai suoi coetanei che avevano saputo, a causa di un passaparola, che nella villa era successo qualcosa di ‘scabroso’. Da accertare se la ragazzina abbia subito oppure no violenza.

ANCHE il consiglio direttivo della Camera penale di Modena si schiera dalla parte della riservatezza indignandosi per il fatto che la notizia sia stata comunicata alla stampa prima della chiusura dell’inchiesta a carico dei cinque indagati. Il procuratore capo ha già aperto un’inchiesta per rivelazione del segreto d’ufficio (reato che punisce i pubblici ufficiali).
 

«Come avvocati penalisti non possiamo che stigmatizzare ogni infondata presunzione di colpevolezza — dice la Camera penale — L’astratta gravità dei fatti denunciati non può giustificare processi sommari. Stupisce ed allarma che nessuna cautela sia stata utilizzata nei vari interventi sulla stampa, veri e propri proclami ispirati alla demagogia. Auspichiamo che le indagini sulla violazione del segreto istruttorio individuino i responsabili della prematura propagazione della notizia, che ha comportato un tanginile danno sia per gli indagati sia per la dichiarata parte lesa».

Valentina Beltrame