Modena, 17 gennaio 2014 - Dopo un’intera vita trascorsa a rubare, chiede la grazia al giudice e decide di entrare in convento. La curiosa vicenda vede protagonista un siciliano di 57 anni, a processo per furto. Ieri mattina, nelle aule del tribunale di Modena, Giuseppe Militello ha chiesto di poter rilasciare una dichiarazione spontanea non per difendersi dalle accuse, bensì per spiegare le sue intenzioni, quelle di dedicare la sua vita alla fede.

«Ho fatto tanti furti, lo so signor giudice — ha detto. Ma me ne vado in convento dopo aver scontato la pena in comunità, oppure, visto che è gestita da religiosi, resto lì. Mi pento, sono stanco di venire in queste aule di tribunale. Chiedo scusa col cuore». Ovviamente, per avere una risposta alle sue «preghiere», l’uomo dovrà attendere la sentenza, prevista per il prossimo 27 febbraio. Ieri, intanto, il collegio ha ascoltato la testimonianza di uno dei militari che eseguì le indagini sui presunti furti per cui l’uomo risulta incriminato. Tutto ha avuto inizio il 10 marzo del 2009, quando, nell’effettuare le pulizie in una delle camere dell’Hotel Europa di Modena, una delle addette trovò due armi, una Smith & Wesson ed una browning calibro 765, oltre a 50 cartucce, custodite all’interno di un borsello. La stessa camera risultò in uso, a partire dal due gennaio dello stesso anno, proprio a Militello, che però fu arrestato dagli agenti della questura di Modena il 19 gennaio per altri reati. Ebbene dalle indagini dei carabinieri emerse come le armi fossero state rubate nelle abitazioni di due modenesi, unitamente ad un orologio.

«Non ne vale la pena di trascorrere la vita a delinquire — ha a ggiunto Militello — meglio andare a lavorare. Io ho trascorso vent’anni in carcere, perchè, dopo aver perso la mamma ed essere finito in collegio, a 13 anni ho iniziato a commettere furti e non mi sono più fermato». Il ladro pentito sta scontando i domiciliari nella comunità «Capanna di Betlemme» di Rimini.

Valentina Reggiani