Modena, 11 marzo 2014 - Il cedro secolare, sotto il quale dovrebbe a breve sorgere uno dei chioschi del parco delle mura, potrebbe essere in pericolo. La denuncia è partita dall’ambientalista Gaetano Galli, secondo il quale l’albero, piantato oltre 90 anni fa, potrebbe morire a causa della cementificazione. La conferma arriva ora dal responsabile dell’orto botanico di Modena, Daniele Dallai, che, dichiarandosi estraneo alle polemiche, a titolo generale, conferma come, per quel tipo di pianta, vi sia realmente pericolo. Tra l’altro non è l’unico cedro dell’Himalaya coinvolto nei cantieri.

«Premettendo che mi occupo di collezioni di piante — afferma Dallai, del dipartimento di Biologia dell’Università degli studi di Modena e Reggio — sottolineo innanzitutto che si tratta di una specie che non fa parte della nostra flora ed è esotica. Le risposte di tipo ambientale sono quindi ancora più complesse rispetto a quelle che riguardano piante tipiche del nostro territorio, come la quercia o l’acero campestre. Siamo davanti ad un albero monumentale e, a nostro parere, anche se lo scavo resta a cinque o sette metri dal tronco, la pianta non si tutela per sempre».

«Sicuramente — aggiunge Dallai — si scongiura in questo modo un cedimento improvviso, ma il problema è che le radici di queste piante si espandono molto di più rispetto alla proiezione della pianta sul terreno. Le radici portanti, per intenderci, sono quelle vicine al tronco, quindi si evitano i tagli in quel punto proprio per evitare problemi di sostegno. L’apparato radicale che serve per l’assorbimento della linfa, però, vive in un’area più vasta e compromettendo le radici in quel punto, non vi sono criticità nell’immediato. Si possono però creare problemi nel lungo periodo, dal momento che, anche nel primo metro di terreno situato accanto al tronco, vi sono radici assorbenti, che riescono a vivere bene perchè hanno scambi con l’atmosfera. Quando vi è un intervento di questo genere, i danni sono di due tipi: di copertura, che comporta quindi asfissia, e di taglio. Se si spezzano le radici più sottili, quelle che servono alla pianta per procurarsi la linfa e le sostanze nutritive, potremmo avere potenziali pericoli negli anni, poichè una pianta che soffre manifesta gradualmente situazioni di instabilità, con iniziale caduta di rami e patologie di vario genere. Sono interventi, qundi, che vanno ben valutati per evitare il deperimento della pianta. Come botanico e amante del verde, certo, avrei preferito una soluzione inserita nel contesto ambientale».

Valentina Reggiani