Modena, 5 maggio 2014 - Quella che doveva essere una visita tranquilla al centro storico di Mirandola (corteo e sosta nelle chiese), organizzata da Italia Nostra per conoscere la realtà del patrimonio danneggiato dal sisma si è trasformato in un duello tra l’architetto Pierluigi Cervellati e la Regione. «A mio parere — ha detto Cervellati nel suo intervento — per ora in Emilia si sta ripetendo l’esperienza del post sisma aquilano dove gli edifici del centro storico sono stati ‘intubati’ in modo permanente e costruite le new town. Affermo questo alla luce delle ordinanze regionali, in particolare quella sulla possibilità per i cittadini di cedere la propria casa terremotata invece di ricostruirla e utilizzare i rimborsi per acquistarne una nuova. La priorità, invece, deve essere la rinascita dei centri storici».

A supporto di Cervellati e del ricostruire com’era e dov’era anche altri architetti. Salvatore Settis ha mandato un messaggio sottolineando il cambiamento di cultura della conservazione avvenuto con il sisma dell’Aquila e di come «i tentativi di costruire dov’era ma non com’era siano stati miserevoli». L’architetto Vezio De Lucia ha attaccato la legge regionale 16 del 2012 sulla ricostruzione definendola «una clamorosa negazione di tutela e recupero dell’autenticità dei centri storici. Lo slogan ‘dov’era ma non com’era’ è una scelta a favore del ‘piccone’ demolitore. Credo che le Sovrintendenze debbano occuparsi solo di restauro».

Dal canto suo il direttore regionale dei Beni Culturali Carla Di Francesco spiega che «il ‘com’era, dov’era’ è un slogan che nel recupero del patrimonio artistico va messo da parte per guardare ai progetti perché gli edifici com’erano prima non li avremo mai». Alle accuse di Cervellati, replicano l’assessore regionale all’Urbanistica Alfredo Peri e il sindaco di Mirandola, Maino Benatti. «Spiace che un autorevole conoscitore dei Beni architettonici come Cervellati — dicono — abbia fatto considerazioni assolutamente prive di fondamento. Stiamo facendo un lavoro complesso e assieme: Regione, Province, Comuni, Soprintendenze. L’obiettivo è favorire la ricostruzione dei centri storici, riportandoci cittadini e attività. La ricostruzione procede e i risultati ci sono. A fine 2013 la Regione ha licenziato un programma di ricostruzione delle opere pubbliche finanziato con 530 milioni e i cantieri partiranno a breve. Quindi le accuse che Cervellati ha rivolto a noi disegnano una realtà che semplicemente non esiste. Spiace, perché in una opera così complessa come la ricostruzione, di tutto c’è bisogno ma non di polemiche». L’ex ministro ai Beni Culturali Massimo Bray, ha detto: «Gli emiliani hanno diritto di chiedere scadenze certe per vedersi restituito il patrimonio artistico. Bisogna ascoltare le loro richieste perché ci sono stati casi in cui la ricostruzione non ha seguito le buone pratiche».

Angiolina Gozzi