Giallo di Albareto, tanti i dubbi sulla dinamica della morte. Guarda il video

Il corpo di Antonio Minichiello, 68 anni, è parzialmente bruciato

Le indagini della polizia (foto Fiocchi)

SUICIDIO STRADA ALBARETO A MODENA

Modena, 30 settembre 2016 -  Un cadavere parzialmente bruciato all’interno di un’auto, un passato criminale e tante domande senza risposta. Lo hanno ucciso e portato lì, oppure quel luogo ‘invisibile’ ai passanti è stato scelto per consumare il gesto più estremo?

É un giallo la morte di Antonio Minichiello, 68enne di origine campana e residente a Limidi di Soliera trovato morto ieri pomeriggio all’interno della sua auto parcheggiata in un terreno privato a ridosso di strada per Albareto. Erano circa le 15.30 quando un contadino che stava lavorando la terra ha visto l’auto, una Peugeot 206, parcheggiata vicino alle siepi che circondano l’area all’incrocio con strada Naviglio. Appena si è avvicinato ha visto il cadavere all’interno, seduto nel posto di guida, ed è corso subito nella tabaccheria di fronte chiedendo di chiamare i vigili urbani.

Quello che all’apparenza sembrava un suicidio ha sollevato molti dubbi negli agenti di polizia municipale che hanno dato l’allarme alla polizia di Stato, arrivata sul posto con la squadra mobile e gli agenti della scientifica, seguiti a ruota dal sostituto procuratore Marco Niccolini e dal medico legale. Le condizioni del cadavere e gli elementi sul posto non hanno consentito agli inquirenti, per il momento, di capire se Minichiello sia stato ucciso o si sia tolto la vita.

Era seduto al posto di guida e aveva gli abiti parzialmente bruciati dalla cintura in su. Nemmeno l’orologio, che è rimasto in funzione, ha potuto fornire elementi utili; così sarebbe stato se si fosse, infatti, ‘fermato’ ad un orario preciso. All’interno dell’auto si è sviluppato un incendio che ha fatto in tempo ad annerire i finestrini e le portiere prima di spegnersi da solo: la Peugeot era completamente sigillata, le fiamme non hanno trovato ossigeno e si sono sopite in breve tempo.

Minichiello teneva tra le mani un accendino e aveva sulle ginocchia una coperta probabilmente imbevuta di liquido infiammabile.

Fuori dall’auto, sull’erba, è stata trovata una tanica vuota. Le bruciature sul torace hanno impedito alla polizia e al medico legale di individuare segni evidenti di violenza sul corpo, come un colpo d’arma da fuoco. Solo l’autopsia, che probabilmente inizierà già oggi alla medicina legale, chiarirà come è morto Antonio Minichiello. Se si tratta di omicidio, confermando le prime ipotesi, il killer avrebbe ucciso il 68enne per poi cercare di incendiare il cadavere per cancellare ogni traccia. Avrebbe inscenato un suicidio, mettendo tra le mani della vittima un accendino per far pensare al suicidio. Ma Minichiello potrebbe davvero essersi tolto la vita, soffocato dall’incendio che lui stesso avrebbe appiccato.

Un giallo che la polizia dovrà risolvere cercando tracce e impronte sul posto, oltre ai video di qualche telecamera di videosorveglianza installate nei benzinai come nella vicina tabaccheria. Ma anche scavando nel passato del 68enne, accusato di rapina e per questo agli arresti domiciliari nella sua abitazione di Limidi di Soliera dove viveva con la moglie. «Ipotesi? Le ipotesi in questo momento non servono a niente. Dobbiamo attendere tutti gli accertamenti necessari per capire esattamente come siano andate le cose», le parole del pubblico ministero Marco Niccolini, arrivato sul posto non appena la scena della tragedia ha fatto spuntare i tanti dubbi.