Caleidos, allarme rosso: «Lo stato ci deve 4 milioni e mezzo di euro»

La cooperativa si occupa di accoglienza ai migranti. I 170 dipendenti già dal prossimo mese potrebbero non ricevere lo stipendio

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Modena, 30 settembre 2016 - Quattro milioni e mezzo di euro. E’ quanto lo Stato deve alla cooperativa sociale Caleidos che in provincia di Modena gestisce l’accoglienza dei profughi richiedenti asilo. Un ‘buco’ che sta diventando una voragine e sta mettendo a rischio non solo la gestione degli immigrati con la prospettiva che questi si trovino da un giorno all’altro sulla strada, ma il lavoro dei 170 dipendenti della cooperativa (100 impegnati nel progetto Mare Nostrum) che potrebbero già dal mese prossimo non riscuotere lo stipendio. Il Governo infatti, spiegano i responsabili di Caleidos, non sta pagando gli assegni per i servizi erogati dall’aprile scorso e la cooperativa è stata costretta a chiedere prestiti alla banche. «Il ministero non ci sta pagando le fatture da aprile – spiegano Elena Oliva e Giorgio Dell’Amico – non sappiamo le ragioni di questo blocco; quello che sappiamo è che ci sono dei problemi nel trasferimento dei fondi dal ministero dell’economia a quello degli interni. Abbiamo sollecitato i pagamenti – aggiunge Elena Oliva – ma ad oggi non ci hanno risposto. Ci hanno solo detto che i crediti sono esigibili e certi e che quindi i soldi arriveranno. Il grosso problema è che noi abbiamo la necessità di liquidità per garantire i servizi di assistenza per queste persone».

Caleidos si occupa ad oggi di 1020 profughi provenienti per lo più dall’Africa subsahariana, (prevalentemente da Nigeria, Mali, Gambia) e dal Pakistan, distribuiti su tutta la provincia di Modena. Gestisce la prima accoglienza in tre alberghi, due a Modena e uno a Formigine. Queste strutture rappresentano tra vitto e alloggio un costo notevole per Caleidos. Poi c’è la seconda accoglienza che riguarda appartamenti per i quali Caleidos paga l’affitto, le utenze, oltre ai costi per le attività di integrazione, quali i corsi di italiano e quelli per la formazione professionale. Questo comporta la presenza di operatori e insegnanti, insomma una montagna di soldi per gestire quella che è sen’altro l’odissea più grande della storia recente. Caleidos per far fronte a questo impegno ha a disposizione 32,40 euro al giorno per profugo; cifra che deve includere oltre ai servizi, i vestiti e il contributo che ogni immigrato riceve per sè, il cosiddetto ‘pocket money’. Ecco, tutto questo ora è a rischio e la prospettiva è che questi mille immigrati si trovino da un momento all’altro sulla strada senza un euro in tasca con lo spettro che siano gli enti locali, già subissati da problemi, a doversene occupare. A complicare la situazione, spiegano ancora i cooperanti, è il fatto che il ministero non dà la possibilità a Caleidos di certificare le fatture emesse, bloccando così la possibilità di chiedere altri prestiti alle banche.

«Se la situazione continuerà ad essere questa – continua Elena – nel giro di pochissimo tempo, forse meno di un mese, non saremo più in grado di occuparci di queste persone. Se non intervengono gli enti locali, saranno fuori per la strada, senza possibilità di sostentamento; quindi con delle grosse problematiche anche in termini di sicurezza sociale». Ma qual’è il prossimo passo di Caleidos? «Chiederemo di nuovo al ministero quanto ci spetta coinvolgendo anche altri sogggetti del terzo settore. Se non verremo ascoltati, saremo costretti a scelte complicate per noi e per le persone che accogliamo».