Cantarelli, il figlio della compagna: "Era un uomo forte, ci mancherà"

L'uomo è stato travolto e ucciso da un'auto guidata da un ubriaco mentre faceva jogging

Una foto di famiglia con Davide Cantarelli sullo sfondo

Una foto di famiglia con Davide Cantarelli sullo sfondo

Modena, 20 gennaio 2018 - «L'ultimo ricordo che ho di Davide? Mercoledì sera verso le 19, in casa: l’ho visto mentre si stava preparando per andare a correre. Mi ha detto ‘Ciao Valisnieri’; gli ho risposto ‘Ciao Cantarelli’. Poi è uscito di casa. Era l’ultima volta che lo vedevo». Carlo Alberto Valisnieri (figlio di Alessia, la compagna di Davide Cantarelli, ndr) parla in modo pacato e misurato, trattenendo il dolore con dignità e compostezza.

Ha 23 anni, frequenta Economia e marketing internazionale, e da quando aveva tre anni è cresciuto insieme a Davide. «Lui era un ‘eroe’, un uomo capace di lavorare bene su più livelli contemporaneamente. Dal nulla ha creato moltissimo, è stato per tante persone un esempio vivente: a fronte della difficoltà non bisogna arrendersi e bisogna cavarsela da soli. Un bravissimo papà per me e per sua figlia Linda, un ottimo marito per mia madre, con la quale da venti anni condivideva un rapporto speciale».

«Aveva il suo carattere e i suoi difetti come tutti noi – prosegue il giovane –, ma era capace di una forza che non ho mai trovato in nessuno. Davide era la persona più forte sotto ogni aspetto: familiare, personale, lavorativo. Anche nei momenti di crisi, in cui poteva apparire taciturno, potevi stare tranquillo che avrebbe trovato la soluzione migliore».

Carlo Alberto ricorda lucidamente quel mercoledì sera: «Ero uscito. Al mio rientro a casa non ho trovato nessuno. Ho avuto una sensazione, un ‘sesto senso’: sono andato diretto all’ospedale, senza fare alcuna telefonata. Lì mi hanno detto che un uomo era stato portato a Baggiovara, ma ancora non era stato riconosciuto perché non aveva con sé i documenti. Avevo già capito tutto».

Investito e ucciso mentre fa jogging, il guidatore era ubriaco

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Ora Carlo Alberto è diventato l’uomo di casa: «Sto vicino a mia sorella che ha solo 10 anni e a mamma, che oltre al dolore deve affrontare tante responsabilità pratiche. Ciò che più mi mancherà è la sicurezza che mi dava Davide, quel supporto, quel sapere di avere una persona che si occupava di tutto, consentendomi di fare la via vita da ventenne».

Piangono la morte di Davide anche la mamma Isa, i tre fratelli Massimo Luca e Sabrina e i tanti cugini. Una famiglia molto unita, some sottolinea la cugina materna Letizia Loschi: «Siamo molto uniti e abbiamo sempre fatto del lavoro un nostro principio. Davide era una persona squisita e non riesco ad accettare che sia morto e il modo in cui è morto: ha girato per anni il mondo per lavoro, aerei, macchina, e poi è morto mentre correva, la sua passione. Com’è possibile accettare questo?».

Cosa succederà ora? Chi lo ha ucciso potrà anche essere accusato di omicidio colposo, ma tra due mesi tornerà alla sua vita. Mio cugino no». La salma di Davide è giunta a Carpi ieri sera. Da stamattina sarà possibile rendergli un saluto presso le camere ardenti, fino a lunedì mattina, quando alle 10 si svolgeranno i funerali nella parrocchia di Cibeno.