Modena, cardiologia. La Cassazione assolve completamente Maria Grazia Modena

Inchiesta 'camici sporchi', nel 2012 scattarono 9 arresti per presunte sperimentazioni abusive su pazienti inconsapevoli. Il procuratore capo Musti: "Abbiamo lavorato in buona fede e con professionalità"

Maria Grazia Modena (foto Fiocchi)

Maria Grazia Modena (foto Fiocchi)

Modena, 20 gennaio 2018 - Maria Grazia Modena è completamente innocente. La Corte di Cassazione, cancellando anche l’ultima accusa, il falso, ha inequivocabilmente assolto la professoressa, ex primario del reparto di Cardiologia, da tutte le accuse legate all’inchiesta ‘camici sporchi’, ovvero il più grande scandalo giudiziario della sanità modenese esploso nell’ultimo decennio.

“Non voglio  vendetta. Voglio ciò che è mio: il reparto di Cardiologia e, soprattutto, i miei pazienti. Sono felice, ma la sconfitta morale rimane. Mi erano serviti anni per creare uno staff che potesse fare diventare un’eccellenza internazionale il reparto di Cardiologia di una piccola cittadina come Modena. Ora tutto questo non c’è più”. Così l'ex primario della Cardiologia del Policlinico, Maria Grazia Modena, che si è vista completamente riabilitata, con la sentenza della corte di Cassazione, dalle accuse dell’inchiesta ‘camici sporchi’, commenta la sentenza che accolto il suo ricorso contro l'ultima accusa rimasta, quella di falso. “Questo è stato un processo politico - aggiunge la cardiologa -, non penale. E questa è stata, da un lato, la mia salvezza perché sapevo che contro avevo i poteri forti. Davanti a un nemico titanico ho trovato quella forza che, altrimenti, probabilmente, non avrei avuto per portare avanti una battaglia nella quale non solo si ristabilisse la mia dignità di professionista e donna ma, soprattutto, quella dei pazienti e dei medici che hanno pagato con me”.

LA VICENDA GIUDIZIARIA -  Era il novembre del 2012 quando scattarono i nove arresti per le presunte sperimentazioni abusive ai danni dei pazienti inconsapevoli dentro il reparto. Oltre a Modena, che finì agli arresti domiciliari, le misure applicate dai carabinieri del Nas riguardarono anche l’emodinamista Giuseppe Sangiorgi ed altri sette medici del reparto, ritenuto fino ad allora una eccellenza.

A quasi sei anni, oggi, ogni accusa rivolta verso l’ex primario (rimosso dal Policlinico) dopo l’inchiesta è caduta, dopo che la camera di consiglio si è conclusa intorno a l’una di notte: Assolta perché i fatti non sussistono”. Nei suoi confronti, lo ricordiamo, la magistratura modenese, con il pubblico ministero Marco Niccolini, aveva mosso delle accuse pesanti: associazione a delinquere, truffa al sistema sanitario nazionale, corruzione (finalizzata all’accrescimento del prestigio e non all’ottenimento di denaro), abuso d’ufficio e falso, quelle principali. Presunti reati che nel febbraio del 2015, davanti al gup Andrea Romito, avevano portato alla condanna a quattro anni, con il rito abbreviato, della professoressa, interdetta dai pubblici uffici per cinque anni. Modena, difatti, ribadendo sin dal primo giorno la propria totale estraneità ai fatti (sancita ieri dalle toghe romane) aveva scelto il rito abbreviato, con la volontà di accorciare i tempi del giudizio nei suoi confronti.

Il primo colpo di scena vero e proprio risale invece ad al dicembre dell’anno successivo, quando i giudici della Corte d’Appello di Bologna cestinano quasi completamente la condanna in primo grado nei confronti della Modena: da quattro anni si passa ai soli otto mesi, rimasti, appunto, per l’unica accusa di falso. Il due marzo dello scorso anno escono le motivazioni dell’Appello, che hanno davvero dell’incredibile: si parla di assenza totale di prove e possibile inattendibilità delle dichiarazioni di Rosario Rossi, il principale accusatore della cardiologa. Ad avvenuta sentenza di secondo grado, Modena ha deciso di rivolgersi alla Cassazione nella volontà di cancellare anche quella condanna ad otto mesi: così è stato.

La Corte di Cassazione le ha dato definitivamente ragione, “perché il fatto non sussiste”. Il suo camice è tornato lindo come prima. Contestualmente, ieri, sono stati respinti tutti e quattro i ricorsi delle parti civili, che chiedevano invece la condanna della professoressa: Regione, Policlinico, procura generale presso la Corte d’Appello di Bologna e associazione ‘Amici del cuore’.

Resta ancora in piedi il filone principale del processo dei medici e delle aziende farmaceutiche che hanno scelto il rito ordinario: ad inizio novembre dello scorso anno, difatti, il collegio dei giudici presieduto da Barbara Malvasi, ha emesso una condanna complessiva a 36 anni nei confronti dei dodici imputati, riconoscendo il coinvolgimento di 14 tra aziende del settore biomedicale ed onlus, tredici, invece, le assoluzioni complete. Sanzioni pecuniarie nei confronti delle aziende pari a due milioni e centomila euro. Sei anni e mezzo a Giuseppe Sangiorgi, l’altra figura chiave nelle accuse del pm Marco Niccolini e dei carabinieri del Nas.

Certo la sentenza della Cassazione, ora, cambia totalmente gli scenari. Modena era inconsapevole ed estranea rispetto ad una associazione a delinquere dentro al suo reparto? I successivi gradi di giudizio a seguito del processo col rito ordinario ce lo diranno, ma intanto è giusto ricordare le parole pronunciate dalla Modena il giorno di quella sentenza di primo grado nei confronti dei suoi ex colleghi: “Come cittadina sono triste perché questa non è giustizia. Quelle persone non hanno fatto assolutamente niente e non c’è, non esiste, una prova. Credo in loro, perché con loro ho lavorato e alla fine ho visto tante famiglie distrutte. Così come hanno voluto distruggere un reparto che era una eccellenza, hanno voluto i nostri scalpi, ma perché?”. A commentare la sentenza di terzo grado arrivano le parole dell’avvocato di Maria Grazia Modena, Massimiliano Iovino, che ha condotto questa difficilissima battaglia legale insieme al collega Luigi Stortoni: “Sono contento - dice l’avvocato - perché è stata fatta giustizia e da oggi per lei si riapre una nuova vita. Credo che ora chi ha ha punto il dito contro qualche domanda se la dovrebbe fare e dovrebbe, ritengo, anche chiedere scusa”.

IL PROCURATORE CAPO MUSTI - “Ribadiamo la bontà del lavoro fatto dalla procura della Repubblica, dal dottor Niccolini e dal Nas, in questo procedimento molto complicato: un’indagine sperimentale ed unica.  Un’indagine che è stata anche esportata all’estero, oggetto di studio in altri ordinamenti ed in altri Stati. Quindi sicuramente un’indagine nuova” commentai l procuratore capo di Modena Lucia Musti. “Tutte le indagini che fanno da apripista- aggiunge Musti - uno scotto comunque lo pagano. La procura non si rimangia il proprio lavoro. Questo mi sembra il minimo anche nei confronti di coloro che sono incappati in questa vicenda, a qualunque titolo. E’ anche il caso di dire che - termina il procuratore capo di Modena - la procura non è contro nessuno e facciamo il nostro lavoro in buona fede e con professionalità”.