Cardiologia, la prof Modena assolta. Stortoni: "Le accuse si sono rivelate infondate"

L’avvocato: "La Cassazione ha respinto tutti i ricorsi"

Maria Grazia Modena, in una foto del 2012 (Ansa)

Maria Grazia Modena, in una foto del 2012 (Ansa)

Modena, 21 gennaio 2018 - Era l'alba del 9 novembre 2012 quando i carabinieri del Nas suonarono alla porta della professoressa Maria Grazia Modena, ex primaria di cardiologia del Policlinico, per notificarle la misura cautelare dei domiciliari. Da allora la professoressa ha sempre gridato al complotto, parlando di ‘Un castello di carta legato ad un caso che non esiste’. E, a quanto pare, i giudici della corte di Cassazione le hanno dato ragione. Perchè Maria Grazia è stata ritenuta non colpevole di tutte le accuse che le erano state mosse nell’ambito dell’inchiesta ‘camici sporchi'.

Nessuna sperimentazione abusiva o associazione a delinquere, come già sentenziato dalla corte d’appello. E nessun falso. Perchè i giudici della Cassazione hanno assolto la prof anche dall’ultima accusa rimasta, quella di falso, appunto, «perché il fatto non sussiste», dichiarando inammissibili poi i ricorsi delle parti civili. «Sono felice – dichiara oggi Maria Grazia Modena – ma l’amarezza più grande è per i pazienti che possono non aver creduto in me; per i medici condannati ingiustamente e per quei medici; il personale della cardiologia, che sono stati allontanati o penalizzati per aver continuato a credere in me».

I legali che assistono la donna, l’avvocato Massimiliano Iovino e il professor Luigi Stortoni, dopo la decisione dei giudici di Cassazione, arrivata all’una di notte di venerdì, esprimono soddisfazione ma anche amarezza per quanto patito dalla Modena in questi anni. «La corte ha accolto il nostro ricorso per le due ipotesi di falso, cassando la sentenza senza rinvio perchè i falsi non sussistono, mentre hanno dichiarato inammissibili i quattro ricorsi presentati da Procura generale, Regione, Policlinico e Amici del cuore - che chiedevano in sostanza la riapertura del processo - perchè inammissibili. Quindi non sono solo infondati, ma radicalmente vuoti».

I legali ribadiscono come si tratti di un’assoluzione decisa in base alle stesse carte della procura. «Risalta la gravità della montatura creata da Nas e procura, dai pm Vito Zincani e Marco Niccolini; una distruzione mediatica che si rivela con le sentenze espresse da 5 giudici della cassazione e ancor prima, da tre dell’appello: otto giudici che hanno assolto la prof a fronte della condanna inflitta da un giudice monocratico modenese. E’ grave che, di fronte all’assoluzione della corte d’appello l’azienda invece di gioire del fatto che all’interno non vi fosse una mela marcia; abbia presentato ricorso. In 5 anni hanno distrutto una persona e un reparto d’eccellenza: smantellato per nulla e oggi lo sappiamo. Sfido l’azienda a fare l’interesse pubblico: riconoscere che era tutto infondato e chiedere scusa, riaprendo le porte ad una grande scienziata».

Il professor Stortoni, infine, interviene su quanto dichiarato a seguito della sentenza dal procuratore Capo Lucia Musti: «Ho letto i commenti della dottoressa Musti e non solo come difensore ma come penalista e cittadino sono esterrefatto. Il procuratore capo asserisce che questa sarebbe stata un’ ‘indagine sperimentale’ e che come tutte le indagini sperimentali ha fatto da apripista. E’ come dire che si fanno ‘esperimenti penali’ in corpore vili: sperimentazioni pericolose e inammissibili in un ordinamento costituzionale che garantisce la libertà personale, che si basa sulla presunzione d’innocenza e che accetta i principi della carta europea dei diritti dell’uomo. Asserire che è inevitabile che si paghi ‘uno scotto’ è ancor più inaccettabile perchè equivale a dire che si conducono ‘esperimenti’ sulla libertà di un cittadino. Il procuratore capo afferma anche che questa indagine sarebbe stata oggetto di studio in altri Stati; non so a cosa si riferisca ma voglio sperare che non sia questo l’esempio che la giustizia italiana dà all’estero. Quanto alla buona fede e alla professionalità, non dubito della prima e non sta a me giudicare la seconda; rispetto alla quale occorre anche tener conto dei risultati».