Carpi, viaggio tra i tesori della Cattedrale che riapre dopo 5 anni

La nostra visita in anteprima al Duomo: sabato l'apertura ufficiale

Gli interni meravigliosi del Duomo di Carpi, riaperto dopo 1236 giorni di lavori

Gli interni meravigliosi del Duomo di Carpi, riaperto dopo 1236 giorni di lavori

Carpi (Modena), 24 mazo 2017 - Splende l’oro delle decorazioni, e dai medaglioni delle volte i santi ci guardano immersi nel blu. Dalle finestre della cupola, la luce inonda l’altare e tutta la navata. «e pensi che, quando mi affacciai per la prima volta qui, nel pomeriggio del 20 maggio 2012, vidi solo una fitta nebbia, tutta la polvere dei crolli», ricorda con un brivido l’ingegner Marco Soglia, responsabile dell’ufficio ricostruzione della diocesi di Carpi.

A quasi cinque anni dal sisma, e dopo 1236 giorni di lavori (con un costo complessivo di 5 milioni e 100mila euro, di cui 4 milioni e 400mila dalla Regione e il resto da fondi della diocesi e da donatori privati), la Cattedrale di Carpi (FOTO), affacciata sull’immensa piazza Martiri, sabato 25 marzo riaprirà solennemente. Un segno di speranza, fortemente voluto dal vescovo monsignor Francesco Cavina che domani accoglierà il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato Vaticano, e il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana, poi domenica 2 aprile Papa Francesco.

Dedicata alla Madonna Assunta, l’Ecclesia maior di Carpi risale ai primi del ‘500. Alberto III Pio, signore di Carpi, nipote di Pico della Mirandola, ne decise la costruzione e chiese un progetto all’illustre architetto Baldassarre Peruzzi che – come fa notare Alfonso Garuti, direttore dell’Ufficio diocesano beni culturali – riprese schemi della basilica di San Pietro in Vaticano, «che in quegli anni si stava ricostruendo su progetto di Bramante». Dunque un edificio «a tre navate divise da poderosi pilastri e uno spazio centrale con abside, transetti e cupola, fiancheggiato da due tempietti ottagonali». La prima pietra fu posata attorno al 1515, e la cattedrale di Carpi, ambiziosa ‘sorellina’ di San Pietro, iniziò la sua storia.

Ma quando i Pio dovettero lasciare Carpi e il loro Stato fu ceduto agli Este, i lavori si fermarono e ripresero ai primi del ‘600 con l’impianto longitudinale delle navate, poi la realizzazione della facciata (completata fra il 1677 e il 1680) e delle cappelle laterali con il patronato delle famiglie nobili, ornate spesso con i pregiati paliotti in scagliola, una tecnica tipicamente carpigiana. Più complessa fu la costruzione della cupola, avviata nel 1768 e abbassata tre anni dopo, per motivi di stabilità. L’aspetto attuale della cattedrale deriva dagli interventi ottocenteschi dell’ingegner Achille Sammarini, e le decorazioni neorinascimentali si devono a Lelio Rossi, Albano Lugli e Fermo Forti. Il prezioso organo di Giovanni Cipri ha invece quasi 500 anni, e il coro in legno di noce (di Giovanni Papacini) è del 1577.

Tutta questa meraviglia ha rischiato di andare perduta. «Era crollata una prima porzione di volta della navata centrale, a ridosso della facciata, così come alcune coperture, e le murature della cupola erano fuoriuscite di 12 centimetri dall’asse», spiega l’ingegner Soglia. I precedenti interventi di consolidamento, svolti nel 1996, hanno evitato danni più gravi ma il ripristino ha richiesto un’opera lunga e minuziosa, con l’installazione di nuovi trefoli armati (le cosiddette ‘catene’) nel transetto, il rifacimento della muratura della cupola e il rafforzamento della navata centrale con fibra di carbonio. C’è voluto poi il paziente lavoro dei restauratori per ricomporre i 580 frammenti degli affreschi che erano caduti. Finalmente l’opera è completa. Nella bacheca all’ingresso sono ancora affisse le pubblicazioni di nozze di Gianluca e Simona, datate proprio 20 maggio 2012: un segno di quello che è stato, e che ora sembra volerci dire «Ripartiamo da qui».