Caso Cardiologia, battaglia in aula. Rossi e Sangiorgi al vetriolo

Il professore conferma le accuse legate agli stent. La replica: "I collaudi c’erano"

Giuseppe Sangiorgi

Giuseppe Sangiorgi

Modena, 28 aprile 2016 - Di nuovo uno di fronte all’altro, dopo anni. Però non più da colleghi: il primo, Rosario Rossi, in qualità di teste, il secondo, Giuseppe Sangiorgi, da imputato. A dividerli, nell’aula del tribunale, giusto un paio di metri. Il processo di Cardiologia, ieri mattina, davanti al collegio presieduto dal giudice Barbara Malvasi, ha visto l’attuale responsabile del laboratorio di Emodinamica al Policlinico, Rossi, ribadire le accuse nei confronti di Sangiorgi, che, per la procura, era la figura al centro di ‘camici sporchi’ mentre ricopriva lo stesso e identico ruolo: si tratta dello scandalo delle presunte sperimentazioni fasulle e degli stent che sarebbero stati applicati sui pazienti senza le dovute informazioni, con, sullo sfondo, giri di denaro attraverso le onlus create ad hoc.

In mezzo ai due le domande del pm Marco Niccolini. «Alcuni stent – le parole che Rossi ha riferito nel corso della sua audizione che è durata ore – venivano forniti brevi manu direttamente a Sangiorgi da alcuni personaggi. Non credo che provenissero dalla farmacia. Era poi lo stesso Sangiorgi ad impiantarli. Ci fu anche un episodio in cui, probabilmente per un errore di fabbricazione, un determinato tipo di stent diede dei problemi una volta impiantato nella coronaria. Perché, praticamente, mentre il ‘pallone’ andava avanti, lo stent vero e proprio restava indietro. Non a caso quel tipo di stent venne ritirato e non più utilizzato».

Rossi, cardiologo, è stato, insieme al collega Fabio Sgura, il grande accusatore. Due figure (Sgura sarà ascoltato in aula il 18 maggio) che hanno dato impulso all’inchiesta esplosa il 9 novembre di quattro anni fa con l’arresto di Maria Grazia Modena (primario di Cardiologia) e altri otto medici. Per questo l’udienza di ieri è stata anche una partita di sguardi, tra Rossi, davanti al microfono, e Sangiorgi, con intorno i suo avvocati. «Personalmente – racconta ancora l’attuale responsabile di Emodinamica – ero convinto che tutte le sperimentazioni fossero regolari. Non credevo che ce ne fossero alcune che avrebbero bypassato il comitato etico, come hanno riportato i giornali». Una figura chiave, insomma, per l’accusa e non a caso il pm Niccolini ha voluto affrontare con Rossi anche il tema delle onlus, che nel faldone ‘Cardiologia’ risultano come anello di congiunzione con le case farmaceutiche per fare girare il denaro legato, appunto, alle sperimentazioni fasulle. «Io di onlus non sapevo nulla – la risposta di Rossi –. A parlarmene è stato proprio Sangiorgi».

Così, nel pomeriggio, l’ex responsabile di Emodinamica, tra gli arrestati del novembre 2012, ha voluto rendere dichiarazioni spontanee davanti ai giudici, per ribattere a Rossi. Il medico ha nominato uno ad uno gli stent ‘incriminati’ sostenendone la validità clinica, perché già collaudati in Italia e all’estero: «Mi dispiace che il professor Rossi non si sia ricordato di quando mi chiamò perchè non riusciva a posizionare nessun tipo di stent. La lesione della paziente era così serrata che lui aveva provato a dilatarla e il pallone si era rotto all’interno e la paziente aveva avuto quattro arresti cardiaci. Grazie al fatto che questo dispositivo era presente in laboratorio lui mi chiamò e insieme procedemmo all’introduzione dello stent, che passò in una maniera splendida e la paziente si salvò».