Addio Cesarino, per 65 anni fedele al Cimone

Sestola, dal 1951 Magera lavorava nella galleria che porta in vetta. Le sue ceneri sparse quassù

Magera, prima come operaio poi come imprenditore, dagli anni ’50 è stato impegnato sul Monte Cimone. Sotto la nostra intervista nel 2011

Magera, prima come operaio poi come imprenditore, dagli anni ’50 è stato impegnato sul Monte Cimone. Sotto la nostra intervista nel 2011

Sestola (Modena), 1 ottobre 2016 - Si è spento ieri nel Reggiano Cesare Magera, 86 anni, 65 dei quali impegnato a lavorare nella galleria che collega Pian Cavallaro alla vetta del Cimone, dove c’è l’Osservatorio meteorologico dell’Aeronautica militare e dove, all’inizio del tunnel, una iscrizione in marmo, posta nel 2011, ne ricorda la sua fedeltà e i suoi 60 anni nel ‘ventre’ della montagna.

Una presenza costante quassù, fino a qualche mese fa, quando si è sentito poco bene. Da allora non si è più visto percorrere a piedi il lungo tunnel e salire con la ‘navicella’ ai 2165 metri del massiccio del Cimone. Di recente si era trasferito dalla figlia che abita nel reggiano, dove, oggi, alle 14 al cimitero di Coviolo, si svolgeranno i funerali. Era il 1951 quando Cesarino giunse a Sestola dalla Garfagnana, dipendente di una ditta toscana che doveva svolgere i primi lavori di costruzione del bunker. Da allora, non si è più staccato da quella galleria, che lo ha visto impegnato prima come operaio e poi come imprenditore. «Io facevo l’autista e trasportavo i materiali – raccontò in un’intervista concessa al Carlino –. Tempi duri ma si guadagnava bene, 26 mila lire al mese. A un certo punto mi misi in proprio». Divenne responsabile degli impianti all’interno della montagna, faceva funzionare il sistema d’accesso all’osservatorio e, in anni recenti, con un socio, svolgeva la manutenzione della navicella che sale e scende nel ventre della montagna per trasportare persone e cose. Quando nel 1953 fu chiamato alle armi, fu assegnato all’Aeronautica e all’Osservatorio del Cimone.

«Da qualche mese non veniva più in vetta – dice il luogotenente Antonio Proietti, del CAMM (Centro aeronautica militare del monte Cimone) –. Era stato poco bene. Cesare saliva sempre su, con neve, vento, pioggia. Non c’era niente che lo trattenesse a casa. Doveva venire sulla vetta. Era la sua vita». Anche quando andò in pensione, non rinunciò alla galleria. Come sempre, per lui non c’erano ferie, fine settimana o festività. «Grazie a questa montagna, a 22 anni, senza lavoro e con tanta fame, ho potuto costruire il mio futuro – disse nell’intervista al nostro giornale –. Non ho mai fatto un giorno di vacanza. Sto a casa solo se sono infortunato. Dentro la montagna sto meglio». Ora per lui ci sarà un ultimo viaggio: le sue ceneri, secondo le sue volontà, saranno sparse proprio sulla montagna a cui ha dedicato tutta la vita.