La Cassazione accoglie il ricorso di Coop contro Caprotti

A pochi mesi dalla morte del patron di Esselunga si riapre il processo per risarcimento danni nato dalle accuse contenute nel libro Falce e Carrello

Modena, 31 ottobre 2016 - Arriva ‘post mortem’ per Bernardo Caprotti, il patron di Esselunga morto il 30 settembre, la sentenza depositata oggi dalla Cassazione – relativa all’udienza svoltasi lo scorso giugno – che riapre a carico dell’imprenditore, e della sua società, il processo civile per risarcimento danni da «concorrenza sleale per denigrazione» per diverse vicende narrate nel libro autobiografico ‘Falce e carrello’ nel quale venivano lanciate varie accuse al sistema antagonista dei supermercati delle cooperative ‘rosse’.

Ad avviso della Cassazione – che ha accolto il ricorso di Mario Zucchelli, presidente della Coop Estense, e della stessa cooperativa – i giudici milanesi di primo e secondo grado hanno sbagliato a considerare quel libro, distribuito e pubblicizzato da Esselunga, non come una inchiesta giornalistica che deve essere scrupolosa, ma come un’opera letteraria priva di «intento informativo» e sorretta solo dall’esigenza «narrativa» di esporre la personale riflessione di Caprotti sul sistema delle coop e che, pertanto, era scriminata dal diritto di critica essendo anche un tema molto dibattuto da politica ed economia. Scrive la Cassazione che «l’errore» di aver così qualificato il libro di Caprotti «ha indotto» i giudici milanesi «a prescindere da una verifica puntuale» del rispetto «della forma civile dell’esposizione» e della verità delle vicende narrate.

Secondo i supremi giudici, sarebbe stato necessario «valutare il requisito della continenza in modo rigoroso» di fronte a espressioni che indicavano Zucchelli come «un oste imbottito di denaro», una persona che si muove «in uno stagno torbido, fetente» e «tiene Modena al guinzaglio come un cagnolino» e la coop come fornita di una capacità «illimitata di mentire e di ribaltare la realtà», come per la vicenda dello «scippo» di un terreno acquistato a basso prezzo da una anziana sopravvissuta ad Auschwitz. Per la Cassazione, occorreva scandagliare la verità di queste affermazioni e non liquidarle come «verosimili» perchè non si possono giustificare scritti che narrano singoli fatti veri ma tacciono «dolosamente o colposamente» su altrettante circostanze «tanto strettamente ricollegabili ai primi da mutarne completamente il significato».

Ora la causa per risarcimento danni si riapre davanti alla Corte di Appello di Milano e il problema riguarderà gli eredi di Caprotti. Altri due ricorsi delle coop – Coop Italia e Coop Adriatica – contro l’autore di ‘Falce e carrello’ sono invece stati respinti dalla Cassazione che li ha giudicati carenti anche per motivi ‘tecnici’ legati alla loro stesura.