Finale Emilia, frate sgrida il bimbo durante la messa: "Qui non voglio rompiscatole"

Scoppia la polemica, e la madre porta via dalla chiesa il piccolo di tre anni

L’interno della chiesa del Seminario,  a Finale Emilia, dove il frate francese padre Francoise Marie  ha officiato la messa

L’interno della chiesa del Seminario, a Finale Emilia, dove il frate francese padre Francoise Marie ha officiato la messa

Finale Emilia (Modena), 5 novembre 2017 - Un malinteso linguistico tra la ‘parlata’ francese e quella italiana? Fatto sta che a Finale Emilia, nel Modenese, è scoppiato un caso e la polemica infiamma sui social. C’è chi si schiera dalla parte di un sacerdote francese che, in quanto tale, avrebbe detto un… ‘francesismo’. Chi, invece, sta dalla parte di molti genitori, indignati per la frase «poco consona detta in chiesa». I fatti. Nel corso della messa di domenica scorsa, il frate francese padre Francoise Marie, in servizio al Santuario degli Obici, ma officiante quel giorno nella chiesa del Seminario, esasperato dal comportamento di un "bambino agitatissimo" di tre anni ha sbottato: "Non dovete rompermi le scatole", invitando poi la catechista ad occuparsi del bambino.

La faccenda però non è piaciuta alla mamma, seduta nelle panche laterali, che pochi secondi dopo ha accompagnato il bambino, che nel frattempo si era seduto, all’esterno. «Nessuno però, sia chiaro – precisa una catechista – ha cacciato il bimbo da messa: è stata la mamma a decidere di farlo». Da giorni, il sacerdote ‘incriminato’ invoca su Facebook un incontro chiarificatore con i genitori, «ma ancora nulla – dichiara – e mi spiace, perché anziché venire da me protestano sui social», commenta padre Francoise Marie dal convento degli Obici, luogo di pace dove accorrono tanti fedeli e tanti ‘disturbati’ dal demonio perché il superiore padre Paul Marie de Mauroy è un famoso esorcista.

«E’ vero – continua – ho detto quella frase per sottolineare che il più delle volte genitori e bambini vengono a messa per dovere, senza una forte motivazione e senza sapere di essere alla presenza di Dio. Non lamentiamoci, poi, se terminato il percorso di cresima e comunione molti adolescenti non fanno più ritorno in chiesa».

Intanto in questi giorni c’è chi si è ben documentato sul dizionario di francese. Una sorta di indagine filologica per cercare di interpretare il ‘pensiero’ degli uni e degli altri. «‘Ne casse pas les cartons’ sarebbe uguale all’italiano, ma ci sono traduzioni più o meno gergali o volgari – assicura un genitore – certo è che quella frase in chiesa non andrebbe detta».

Mamme e papà parlano di «cattivo gusto». «Ci sono rimasta male», posta sui social Stefania Tartarini. Una mamma, Letizia Savonuzzi, va o oltre lamentando che «non si può sempre dare agli altri la colpa se un figlio ha comportamenti maleducati... vedo bambini a cui in chiesa si permette tutto, cosa che ho sempre vietato ai miei figli».

A prendere le difese di sacerdote e genitori è il parroco della chiesa del Seminario, don Daniele Bernabei, che domenica scorsa, essendo a dir messa altrove, ha chiesto rinforzi. «La ragione sta da entrambe la parti. Padre Francoise non si è sicuramente reso conto che la frase pronunciata in italiano ha un senso preciso; la verità poi andrebbe detta in un certo modo, ma al contempo la mamma, vedendo il bimbo agitato, doveva intervenire prima, non lasciarlo a lungo davanti al presbiterio».