Strangolò la compagna e incendiò la casa, 20 anni a Ivan Forte

La Cassazione conferma il verdetto d'Appello. La famiglia: "Vista la ferocia con cui agì, ci saremmo aspettati una condanna esemplare"

Ivan Forte

Ivan Forte

Modena, 31 marzo 2016 - La pena è confermata: vent’anni di carcere. Ma i dubbi che davvero sia stata fatta davvero giustizia, almeno secondo i parenti della vittima, restano. Ivan Forte, in aula, non c’era ieri ad aspettare il verdetto della Cassazione. C’erano, invece, la madre della sua compagna Tiziana Olivieri, che lui uccise il 19 aprile 2012, e il fratello: Rosella Carlini e Alessandro Olivieri, hanno aspettato fino alle 20 per conoscere la decisione del giudice.

In un’ora e mezza di discussione, dalle 13.30 alle 15, si sono susseguiti ieri gli appelli delle parti davanti alla Suprema corte.

Il procuratore generale ha chiesto il rigetto dei motivi del ricorso presentato dalla difesa e la conferma della sentenza di secondo grado, che era, appunto, di vent’anni. La difesa, rappresentata dall’avvocato Francesco Pagliuso del foro di Lamezia Terme (Catanzaro), era tornata a chiedere che si facesse una perizia psichiatrica su Forte per accertarne lo stato mentale al momento dell’omicidio. In sostanza, si puntava al riconoscimento quantomeno di una parziale incapacità di intendere e di volere al momento del deliltto e, soprattutto, di una particolare aggressività di Forte dovuta a motivi genetici (l’allele ‘short’, responsabile di questo tratto della sua personalità) e «aggravata dal lavoro stressante di autotrasportatore».

La difesa ha anche chiesto il riconoscimento dell’attenuante dello stato d’ira dovuto a un fatto ingiusto – in seguito a una provocazione –, oltre a quelle generiche. In più l’avvocato ha chiesto di sostituire il reato di procurato incendio con quello di danneggiamento seguito da incendio, cosa che avrebbe potuto alleggerire la condanna.

L’avvocato Barbara Tassi del foro di Modena, che assiste la famiglia della vittima, ha chiesto il rigetto dei motivi del ricorso e la conferma della condanna. Tesi, quest’ultima, accolta in pieno dai giudici. «Siamo soddisfatti – afferma l’avvocato Tassi –. Visto l’iter processuale seguito, questo è stato il miglior risultato possibile». Il riferimento è al fatto che in primo grado il pm Valentina Salvi aveva chiesto l’ergastolo, ma il giudice aveva condannato Forte a trent’anni – ventiquattro per l’omicidio e sei per gli altri reati collegati – diventati poi venti per effetto degli sconti legati al rito abbreviato.

«Il giudice, infatti, aveva rigettato l’aggravante dei futili motivi e così la possibilità della massima pena era decaduta», spiega l’avvocato Tassi. E questa condanna è rimasta tale fino all’ultimo grado di giudizio.

Forte, lo ricordiamo, ha già scontato quattro anni di cella e, usufruendo dei benefici di legge legati alla liberazione anticipata – 75 giorni ogni sei mesi concessi dal magistrato di sorveglianza per buona condotta – potrebbe uscire ben prima dei vent’anni: «Devo ancora fare un calcolo preciso – afferma il legale Pagliuso – ma potrebbe scontarne non più di altri altri dieci-dodici anni».

Amareggiata la famiglia: «Abbiamo evitato di tornare in Appello e di rifare il processo – commenta il fratello della vittima Alessandro Olivieri, ieri a Roma con la madre Rosella Carlini – ma vista la ferocia con cui Forte ha agito, avremmo voluto una pena esemplare. E poi siamo certi che questi vent’anni lui non li passerà certo tutti dietro le sbarre».