Cardiologia, la procura non fa sconti: «Sei anni e mezzo alla prof Modena»

Il pm conferma quasi tutte le accuse sulle sperimentazioni sospette al Policlinico

La professoressa Modena (Foto Fiocchi)

La professoressa Modena (Foto Fiocchi)

Modena, 10 gennaio 2015 - Dopo sette ore di requisitoria, durante la quale ha ripercorso l’intera indagine ‘Camici sporchi’, il pm Marco Niccolini, ieri durante l’udienza con rito abbreviato sul caso Cardiologia, ha lanciato il ‘carico’. Una richiesta di condanna pesante per la professoressa Maria Grazia Modena, l’unica dei trenta imputati, insieme al dottor Alessandro Mauriello, ad aver scelto l’abbreviato per velocizzare i tempi. L’accusa vuole 6 anni e mezzo per associazione a delinquere finalizzata a truffa, falso in atto pubblico, abuso d’ufficio e corruzione. Quest’ultima contestazione è legata al presunto vantaggio d’immagine ricavato illecitamente dalla prof e non a denaro poiché - come ha ammesso lo stesso pm - l’ex primario della Cardiologia del Policlinico non ha mai percepito soldi ingiustamente. Il pm ha chiesto l’assoluzione della Modena per tre episodi corruttivi, ma ne restano in piedi altri. Per Mauriello, invece, la richiesta è di 6 mesi per due episodi di abuso d’ufficio. Ora toccherà al giudice Andrea Romito decidere: la sentenza è prevista per il 23 febbraio mentre lunedì prossimo la parola passerà alle difese, quindi ai legali della Modena, il professor Luigi Stortoni e l’avvocato Massimiliano Iovino di Bologna, ieri sera irreperibili.

L’udienza è cominciata ieri mattina alle 10 e si è protratta fino alle 19.30: dopo la requisitoria fiume dell’accusa, ha parlato l’avvocato Mariano Rossetti, parte civile per la Regione Emilia Romagna, che dopo alcune considerazioni si è associato alle richieste del pubblico ministero. Presente per tutta l’udienza la prof Modena, che non ha parlato ma che potrà fare dichiarazioni spontanee lunedì quando parleranno anche gli avvocati Andrea Mattioli e Roberto Mariani, parte civile rispettivamente per Policlinico e ‘Amici del Cuore’.

Secondo quanto ricostruto ieri in aula, tra il 2009 e l’inizio del 2011 le aziende biomedicali «avrebbero pagato affinché nel reparto di Cardiologia, allora diretto dalla prof Modena, venissero usati i loro presidi medici, anche quando non era strettamente necessario facendo confluire i soldi sul conto di tre Onlus fittizie gestite dall’emodinamista Massimo Giuseppe Sangiorgi: in cambio i cardiologi avrebbero pubblicato i loro studi sulle riviste scientifiche citando le multinazionali», dicono gli atti. In particolare il pm considera Modena e Sangiorgi i promotori delle sperimentazioni sospette, effettuate cioè «su pazienti ignari». Se alla prof - che respinge fermamente tutte le accuse - vengono contestati episodi di corruzione (legati al prestigio), truffa (per sperimentazioni illegali), abuso d’ufficio (per sovvenzioni agli studi) e falso (per la comunicazione degli eventi avversi) è Sangiorgi a totalizzare il maggior numero di accuse. E’ considerato la mente dell’arruolamento di pazienti sottoposti a «trattamenti invasivi come installazione di cateteri, stent e palloni medicati», in relazione ai quali è accusato di violenza privata. Per lui come per gli altri indagati il giudice deciderà il 23 febbraio tra il rinvio a giudizio e il proscioglimento.