Addio all’ex ciclista Schiavina, morto a un mese dall’incidente

Finale Emilia, il 45enne era caduto in moto lo scorso 22 settembre

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Finale Emilia (Modena), 27 ottobre 2016 - La strada dà, la strada toglie. La gioia di alzare le braccia al cielo esultando per la vittoria, la sensazione del vento e della velocità sul corpo e il brivido dell’adrenalina che scorre nelle vene aiutando a superare gli ostacoli e le cadute, dalla quale si ha sempre la grinta e la forza di rialzarsi e riprendere a pedalare. Quasi sempre. Ci aveva provato anche stavolta l’ex professionista del ciclismo Samuele Schiavina, molto conosciuto a Finale Emilia (e anche a Nonantola dove la compagna ha un negozio), tradito a 45 anni nel mezzogiorno del 22 settembre da una curva, in sella ad una moto, l’altro amore dopo quello della bici.

Ha lottato come un leone per oltre un mese ma ieri nelle prime ore della mattina il suo cuore si è fermato, vittima di un quadro clinico complicato che, in pratica, non l’ha mai visto uscire dal pericolo di vita. Era arrivato all’Ospedale Maggiore con l’elisoccorso dopo il terribile schianto avvenuto a Reno Centese, nei pressi della Falegnameria Gilli, mentre tornava a casa a Mirabello dopo il turno di lavoro a Finale Emilia all’Ansa Marmitte. Una scivolata con la moto che lo ha visto sbattere violentemente contro un cartello di segnalazione della curva che gli ha procurato seri danni. Il suo fisico forte da atleta ha cercato in tutti i modi di compiere quelle pedalate preziose verso la vittoria più importante, tornando a vivere, ma questo avversario è stato troppo duro da battere, con gravi fratture e complicazioni che non gli hanno lasciato scampo.

«È stata una doccia fredda. Siamo a pezzi. Un turbinio di schiaffi – sono le parole di ieri del cugino Claudio Branchini – sembrava ci fosse qualche segnale positivo poi un’infezione, un emorragia cerebrale e non c’era più. Ora aspettiamo comunicazioni dalla procura per celebrare le esequie». E il pensiero va subito a mamma Lidia, che aveva già perso in giovane età un bambino e pochi anni fa il marito. Ieri tutta Mirabello e tutto il mondo del ciclismo si sono stretti alla famiglia con centinaia di messaggi perché Schiavina ancora pedalava nei ranghi amatoriali, continuando a vincere lui che, professionista dal 1994 al 1999 ha vestito le maglie di Carrera, Asics e Riso Scotti conquistando 8 vittorie tra Giro del Messico, Vuelta a Burgos e Giro di Galizia, gareggiando da velocista, compagno di Pantani e Chiappucci. In un attimo la notizia è rimbalzata oltre i confini italiani, ovunque nastrini neri di lutto e ricordi, dal professionismo con Gasperoni, Piana, Noè, Damiani, la Tamanini, Beloki, Fusi, Vicennati, Bartoli, Traversoni, Tafi, Hervè, ai compagni di tutti i giorni ed al pensiero dei suoi concittadini: «L’ultimo traguardo. Ciao Samuele, a nome di tutti gli sportivi e amici mirabellesi. Siamo stati orgogliosi di te».