Modena, la storia di Alberto: "600 grammi alla nascita, mi sono salvato"

Il miracolo dello studente 23enne, tra i primi ‘piccolissimi’ a farcela

Il giovane Alberto Pinotti e il professor Fabrizio Ferrari

Il giovane Alberto Pinotti e il professor Fabrizio Ferrari

Modena, 18 febbraio 2018 - Quando è nato il suo corpicino era così piccolo da poter quasi essere racchiuso in un palmo della mano. La sua vita, a causa di una lunga serie di complicazioni, è rimasta a lungo appesa ad un filo. D’altronde negli anni novanta era raro riuscire a salvare i nati prematuri ma lui, Alberto, era un piccolissimo guerriero nonostante per la legge fosse ancora considerato un ‘aborto’. Ma il professor Fabrizio Ferrari, a capo della neonatologia del Policlinico, ha creduto nella sua voglia di vivere, salvando quel pargoletto che alla nascita pesava appena 670 grammi.

Oggi Alberto Pinotti ha 23 anni ed è un brillante studente di giurisprudenza, ma anche un appassionato poeta. (Ha infatti scritto da poco una raccolta: ‘Il tesoro che si cela’. Di Alberto, all’epoca, si parlò a lungo proprio perchè, secondo gli ‘standard’, non avrebbe dovuto essere rianimato e perchè raramente, con le tecniche del tempo, si riusciva a tenere in vita prematuri cosi piccoli. Oggi le cose sono cambiate, infatti – come spiega il professore – vengono salvati bimbi anche di 470 grammi.

«Sono nato nel 1994 – racconta Alberto – e i miei genitori, quando ho iniziato a parlare, mi hanno sempre spiegato che ero il loro piccolo miracolo. Uno dei primi bambini ad essere nati così ‘leggeri’, come una piuma. Avevo fretta di venire al mondo probabilmente – sorride – il parto era previsto per luglio, invece mi sono affacciato alla vita il 29 marzo».

«Era la prima volta o comunque una delle primissime che riuscivamo a salvare bimbi così piccoli – conferma il direttore di neonatologia Fabrizio Ferrari – la svolta arrivò per me nei primi anni novanta, quando stetti un anno a Cambridge proprio per studiare il trattamento dei prematuri. Alberto, nato alla 25esima settimana, è rimasto oltre tre mesi in ospedale – spiega il professore – pensavamo al miracolo divino. Ebbe un’insufficienza renale acuta e io lo caricai immediatamente in ambulanza per trasferirlo a Padova, dove c’era un centro di dialisi. Alle porte della città, invece, iniziò ad urinare da solo. I bimbi come lui vengono seguiti dalla nostra equipe anche fino a cinque anni».

La neonatologia del Policlinico, infatti, è un centro all’avanguardia e assiste ogni anno circa 450 prematuri. E’ stato ricavato di recente anche un reparto in più, al sesto piano, per assistere tutti i piccolissimi guerrieri. «La maggiorparte dei nati prematuri, il 50 per cento, sono bimbi stranieri – spiega ancora Ferrari – il dato è legato al fatto che le giovani extracomunitarie sono sottoposte a forti stress psicosociali. Teniamo presente che alla 23esima settimana il feto si rianima solo se dimostra vitalità ma ora abbiamo fatto passi da gigante. L’ottanta per cento dei prematuri sono vicini al chilo e mezzo, poi c’è una percentuale del 30 sotto al chilo ma la mortalità è scesa sotto al dieci per cento. Anche le complicanze – continua – sono calate moltissimo: vent’anni fa la percentuale era del 70 per cento, con paralisi celebrale ora intorno al 5-7 per cento. Per quanto riguarda la sopravvivenza, sono le femmine le più forti».