CronacaMattarella a Carpi: "La violenza del terrorismo non ci piegherà"

Mattarella a Carpi: "La violenza del terrorismo non ci piegherà"

Striscioni in piazza per il presidente della Repubblica in visita per la celebrazione del 25 aprile

Mattarella a Carpi (foto Dire)

Mattarella a Carpi (foto Dire)

Carpi (Modena), 25 aprile 2017 - Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella (foto), in leggero anticipo, è arrivato a Carpi poco prima delle 11. Da corso Fanti ha fatto il suo ingresso in piazza Martiri dove ha stretto la mano ai cittadini assiepati dietro le transenne e a un gruppo di alunni delle elementari poi ha deposto la corona d’alloro al monumento dei Caduti. E’ stato accolto dal prefetto Paba, dal presidente della Regione Bonaccini, dai cadetti dell’Accademia, dal presidente della Provincia Muzzarelli, dal ministro Galletti, dal sindaco Bellelli e da Castagnetti, presidente della Fondazione Fossoli.

Si è quindi diretto verso il teatro comunale per la cerimonia ufficiale. Nel pomeriggio è atteso poi all’ex campo di Fossoli.

Un lunghissimo applauso e l'inno di Mameli suonato dalla Filarmonica di Carpi e cantato da un coro di 80 bambini ha accolto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella al Teatro Comunale della cittadina emiliana. Un accoglienza 'caldissima', quella riservata da Carpi al Capo dello Stato, a cominciare dalla scenografia che vede la centrale Piazza dei Martiri tappezzata di bandiere dell'Italia e dell'Unione Europea. 

"Il 25 aprile è la festa di tutti. E al riguardo chiediamo a Lei, signor Presidente, in qualità di garante della nostra Costituzione, di continuare a essere un faro per le istituzioni, a partire dagli enti locali. Le chiediamo di aiutarci a trovare il modo di affrontare questi passaggi mai in maniera banale, mai in maniera celebrativa ma sempre con la capacità di lasciare qualcosa al futuro della nostra comunità». Lo afferma il sindaco di Carpi Alberto Bellelli intervenendo al Teatro Comunale per la Festa della Liberazione e ringraziando il presidente della Repubblica Sergio Mattarella per la sua presenza.

"E' quanto mai significativo celebrare, quest'anno, l'anniversario della Liberazione qui, a Carpi, in una terra che, durante gli anni della dittatura, fu ricca di sentimenti e di fermenti antifascisti, e che dopo ha vissuto con intensa partecipazione la guerra partigiana". Lo ha detto il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella in un passaggio del suo intervento. "Nell'Appennino modenese - ha aggiunto Mattarella - subito dopo l'8 settembre, si costituirono i primi gruppi di resistenti. Giovani e meno giovani, civili e militari, socialisti, monarchici, comunisti, cattolici, liberali, azionisti, si unirono nella lotta contro l'oppressione. Una scelta che costò un alto tributo di sangue - ha aggiunto il Capo dello Stato- : a cominciare dalla strage di Monchio, Susàno, Costrignano e Savoniero dove la barbara furia degli occupanti tedeschi sterminò, per rappresaglia, 136 civili, compresi bambini in tenerissima età".

"Con le sue fasi diverse - ha proseguito il Capo dello Stato - il campo di Fossoli è parte rilevante della storia italiana. Un luogo della memoria tra i più peculiari e importanti nel nostro Paese, che un'opera, doverosa e meritoria, ha recentemente salvato dall'incuria e dall'oblio". "Per molti italiani, circa cinquemila, Fossoli fu il primo passo verso l'abisso - ha proseguito il Capo dello Stato - O, come disse con grande efficacia il reduce Pietro Terracina, 'l'anticamera dell'inferno. Un inferno per chi è morto nei lager e un inferno per chi è sopravvissuto".

E poi: "Oggi, di fronte alla minaccia di un nemico insidioso e vile, che vorrebbe instaurare, attraverso atti di terrorismo, una condizione di paura, di dominio, di odio, rispondiamo - come negli anni della Resistenza, -come negli anni settanta, che noi non ci piegheremo alla loro violenza e che non prevarranno". ha affermato Mattarella. 

E senza la Resistenza: "non vi sarebbe l'Italia libera e democratica, non avremmo conosciuto una stagione così duratura e feconda di sviluppo civile, di promozione dei diritti, di pace". ha continuato il Capo dello Stato citando poi Primo Levi: "Se il nazionalsocialismo avesse prevalso l'intera Europa, e forse il mondo, sarebbero stati coinvolti in un unico sistema in cui l'odio, l'intolleranza avrebbero dominato incontrastati". E poi: "In tante famiglie italiane c'è una storia, grande o piccola, di eroismo. Chi salvava un ebreo, chi sfamava un partigiano, chi nascondeva un soldato alleato, chi consegnava un messaggio, chi stampava al ciclostile, chi ascoltava una voce libera alla radio: si rischiava la propria vita e quella della propria famiglia".

"La rivolta che sfociò nella Liberazione dell'Italia - continua il Presidente - fu custodita, inizialmente, nell'animo da pochi spiriti eletti, uccisi, perseguitati o isolati durante i lunghi anni del trionfo fascista. Ma che riuscì a propagarsi, dilagando tra la popolazione, dopo che gli eventi succedutisi all'8 settembre resero evidente, anche a chi si era illuso, anche a chi era stato preda della propaganda fascista, quanto fallaci fossero le parole d'ordine di grandezza, di potenza, di dominio, di superiorità razziale diffuse dal regime", rimarca ancora il Capo dello Stato citando le parole del maggiore dei carabinieri Pasquale Infelisi, prima di essere fucilato, a Macerata, dai nazisti: "Non si può aderire a una Repubblica come quella di Salò, illegale da un punto di vista costituzionale e per di più alleata a uno straniero tiranno. L'Arma, in tutta la sua gloriosa storia ha difeso sempre le leggi dettate da governi legalmente costituiti e ha protetto i deboli contro i prepotenti. Invece adesso si doveva fare l'opposto: difendere i prepotenti contro i deboli. Per i miei sentimenti civili, militari, e per la mia fedeltà all'Arma, accettare una cosa simile con un giuramento di fedeltà l'ho ritenuta un'azione indegna e umiliante".

Il presidente della Repubblica al termine della cerimonia ufficiale al Teatro Comunale si è recato in visita privata al Museo Monumento al deportato politico e razziale, situato nella piazza centrale di Carpi. Il Capo dello Stato, tra gli altri, era accompagnato dal presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini e dal sindaco di Carpi Alberto Bellelli e dal presidente della Provincia di Modena, Gian Carlo Muzzarelli.

Mattarella, dopo la mattinata a Carpi per le celebrazioni ufficiali per la festa della Liberazione, si è spostato a Fossoli, dove ha visitato il campo di prigionia allestito dagli italiani nel 1942 e una baracca ristrutturata. Ha partecipato, poi, alla cerimonia pubblica 'Testimoniare per il futuro', alla quale hanno preso parte alcuni testimoni d'eccezione. Dopo i saluti di Pierluigi Castagnetti, presidente della Fondazione ex Campo di Fossoli, è intervenuto Gilberto Salmoni, internato al campo e poi deportato a Buchenwald. Subito dopo è stata la volta di Carla Bianchi Iacono, figlia di Carlo Bianchi ucciso al poligono di Cibeno nel luglio del '44. 

E nel corso della sua visita al campo di Fossoli, Mattarella ha affermato: "Oggi abbiamo nell'Europa un'occasione di pace che non si era mai registrata così lunga perché si è scelta la strada della collaborazione e l'impegno contro le rivalità, i contrasti e le guerre. Occorre trasferire questa scelta, le difficoltà non mancano, le insidie non mancano, il terrorismo cerca di insidiare quello che si è raggiunto in termini di civiltà, di pace e di solidarietà. Ci sono tante ingiustizie da superare, tante lacune da colmare. Occorre continuare l'azione che in questo campo anche tante persone immaginavano per una vita democratica del nostro Paese. Ma in questo luogo di sofferenza tornare a raccontare quel che rimane del campo e fornire un'idea di quello che qui avveniva, con testimonianze fotografiche, con le mostre, attraverso le visite, è un contributo importante a mantenere sempre alta la vigilanza e alto l'impegno perché prevalga sempre la cultura della verità, della pace e della buona convivenza tra le persone".

"Questi muri diroccati sono il simbolo delle vite spezzate" nel campo di concentramento e di transito di Fossoli "che è un luogo di sofferenza" che "ci ricorda a che punto di aberazzione può giungere il male" ha continuato il Capo dello Stato. "Questo campo è nato nel nostro Paese in un momento drammatico", ha aggiunto Mattarella, ricordando come sia "importante difendere sempre con molta attenzione e determinazione la democrazia, la libertà, la convivenza, la solidarietà".

All'esterno del campo, chiuso dalle 16 al pubblico, si sono radunate diverse centinaia di cittadini venuti per salutare il Capo dello Stato e prendere parte alla cerimonia. Mattarella, al termine della cerimonia, si è fermato per un saluto.