Manca il giudice e l’udienza slitta, scandalo Cie a rischio prescrizione

Tribunale, al centro del fascicolo la presunta frode del consorzio l’Oasi

Il Cie di via La Marmora

Il Cie di via La Marmora

Modena, 11 gennaio 2017 - Negli stessi giorni in cui a livello nazionale quello sulla riapertura dei Cie per ‘l’accoglienza’ dei profughi è il dibattito con la maiuscola, uno dei primi scandali esplosi proprio riguardo la gestione dei centri rischia di impantanarsi nelle lungaggini giudiziarie. Il fascicolo sul consorzio siciliano ‘L’Oasi’ sembra infatti destinato al limbo della prescrizione, considerando che ieri l’inizio del processo vero e proprio è stato rinviato a settembre per assenza del giudice togato titolare. C’è di più: il prossimo settembre si procederà probabilmente con un’udienza di smistamento, ergo la battaglia in aula si può segnare sul calendario per la fine di quest’anno se non per il 2018. Mettiamo un po’ d’ordine. A processo con l’accusa di frode nelle pubbliche forniture ci sono tre responsabili de ‘L’Oasi’, il consorzio che ha preso il posto della Misericordia, occupandosi del Cie di via La Marmora fino alla sua chiusura avvenuta nel dicembre 2013: alla sbarra il presidente Emanuele Midolo oltre ai due dirigenti Marco Bianca ed Ettore Marzi, tutti difesi dall’avvocato salernitano Pierluigi Spadafora (l’associazione Asgi è parte civile con l’avvocato Gianpaolo Ronsisvalle). La procura, il pm è Marco Niccolini, ha indagato sul consorzio siciliano ipotizzando che dal 2012 la contabilità del Cie sia stata ‘truccata’ in modo tale da far risultare spese che in realtà non sarebbero mai state affrontate. L’Oasi ha ottenuto l’appalto da quasi due milioni di euro presentando una offerta nettamente al ribasso che l’allora prefetto Benedetto Basile aveva giudicato adeguata (tra le polemiche). La procura ritiene che in realtà una parte importante dei due milioni non siano mai stati spesi per l’assistenza ai clandestini del Cie (tant’è che esiste un altro fascicolo sempre contro il consorzio L’Oasi dove nel mirino sono finite le condizioni di vita degli stranieri, ritenute pessime). Torniamo a ieri mattina. Il giudice togato, titolare, Manuela Cortelloni lo scorso anno è stato trasferito al settore civile; il procedimento per frode nelle pubbliche forniture a carico dei rappresentanti dell’Oasi è così passato a un giudice onorario, che però non lo può trattare considerata la gravità del reato. In questo modo si va al prossimo settembre e bisogna ancora decidere a che giudice togato andrà il caso. Ecco perché presumibilmente per vedere le parti affrontarsi in aula bisognerà aspettare la fine di quest’anno se non il 2018. E il dibattimento, immaginiamo, per gli imputati non dovrebbe essere molto stressante: il reato si prescrive in sette anni e mezzo, ne saranno già passati almeno cinque. È credibile che in due anni e mezzo si concludano tre gradi di giudizio? Sarebbe tanto vedere il primo a sentenza. Dunque, prescrizione sia.