Modena, i profughi vivono fra topi e rifiuti, coop sotto accusa

Il reportage alla comunità L’Angolo. "Condizioni disumane". Costretti a mangiare lo stesso cibo rosicchiato dai ratti

I topi rosicchiano il cibo (foto Fiocchi)

I topi rosicchiano il cibo (foto Fiocchi)

Modena, 15 dicembre 2017 - Costretti a mangiare lo stesso cibo rosicchiato dai ratti e a condividere con intere famiglie di topi anche guardaroba e letti. E quando la mattina si svegliano, non c’è solo il degrado a dare loro il buongiorno; anche muffa di diversi colori, dal verde al nero sulle pareti, muri scrostati, illuminazione pressoché assente e odori nauseabondi, provenienti da due dita di sporcizia sui mobili della cucina. Ed è bene non avvicinarsi troppo agli impianti che galleggiano su pozze d’acqua, se non vogliono restare fulminati.

image

È disumana la condizione in cui vivono 22 profughi alle porte di Modena, nella frazione Bruciata. L’accoglienza, se così vogliamo chiamarla, è gestita dalla Comunità L’Angolo, cooperativa sociale, la stessa finita al centro delle cronache per il degrado, quasi quasi più accettabile, in cui facevano vivere una cinquantina di richiedenti asilo all’interno dell’ex convento di San Cataldo, nello storico santuario della Madonna del Murazzo. In quel caso, a gennaio, era stata proprio la Curia con il vescovo don Erio Castellucci a disporre lo sgombero della struttura, vista anche la situazione di sovraffollamento: 50 stranieri a fronte dei venti previsti. Un business che gira attorno a vite umane che chi accoglie nega con violenza ma che, in casi come quello modenese, non trova altro nome.

TOPI_27506008_115029
TOPI_27506008_115029

La stessa procura dopo il reportage del nostro giornale, a gennaio, aveva aperto un fascicolo conoscitivo, che non contemplava né indagati né ipotesi di reato. Il procuratore capo Lucia Musti aveva dato delega alla squadra mobile affinchè indagasse sulla gestione dei richiedenti asilo dopo l’evidente stato di degrado documentato nel santuario. Sotto la lente degli inquirenti, ovviamente, anche l’utilizzo dei fondi statali – 35 euro giornalieri a persona – forniti per la gestione degli ospiti. E noi, a distanza di un anno e vista la recente gara indetta dalla prefettura per la nuova fetta dell’accoglienza in città – attraverso un bando – in cui risulta ammessa anche la comunità l’Angolo e con un certo punteggio, siamo andati a vedere se la sinfonia un po’ era cambiata.

Così siamo piombati in una sorta di film horror: un vero tugurio con giovani che, dopo un intervento chirurgico, si riposavano sulla grande tana dei ratti – un divano lurido – e consumavano pietanze già intaccate dai roditori. Ma non è tutto. Ogni singola stanza di quella struttura alla Bruciata presenta criticità al limite dell’agibilità: dai bagni coi tubi scoperti ai pavimenti staccati, dai muri ricoperti appunto di muffa agli impianti non protetti e sicuramente ben poco a norma. Lenzuola che – qualcuno conferma – sono state cambiate mesi fa e, soprattutto, la sorpresa: una famiglia di ratti che esce correndo dalla valigia di uno degli ospiti, abbandonando all’interno i cuccioli appena nati. 

E che dire dei mobili di cucina e della lavastoviglie ricoperti di escrementi? Pare che anche gli altri appartamenti messi a disposizione dei richiedenti dalla comunità non versino in condizioni migliori: uno è stato chiuso per un po’ a causa di un’infestazione di blatte; altri risultano privi di riscaldamento; in altri ancora sarebbe in corso una vera epidemia di epatite B. Ma va bene così, chiamamola accoglienza.  (Ha collaborato Alessandro Fiocchi)