Profughi, il grande caos sui numeri e sulla gestione

Eppure questo territorio ha dimostrato da sempre grande tolleranza nei confronti dei profughi, ha coscienziosamente collaborato (sindaci in primis) all’accoglienza, ha certamente incluso gli immigrati e soprattutto non ha mai alzato barriere

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Modena, 27 ottobre 2016 - Pensavamo che chiedere quanti profughi ci sono a Modena e provincia, come sono dislocati, dove sono ospitati e da chi sono seguiti fosse facile. Invece ci siamo scontrati contro un muro di cemento armato fatto di silenzi, di timori («sapete, è anche un caso politico e fino a referendum è meglio non parlare...»), di «noi non sappiamo», di «deve dirlo la Prefettura», di «no, noi della Prefettura non possiamo dirlo».

No, non è uno scherzo. I cittadini, secondo alcune nostre istituzioni, è meglio non sappiano troppo. Alla fine, con fatica e dedizione, il numero è venuto fuori ma la netta sensazione è che sulla vicenda profughi regni il totale caos. E’ l’unica cosa chiara, cristallina. Eppure questo territorio ha dimostrato da sempre grande tolleranza nei confronti dei profughi, ha coscienziosamente collaborato (sindaci in primis) all’accoglienza, ha certamente incluso gli immigrati e soprattutto non ha mai alzato barriere.

Ma dopo Goro e con il referendum alle porte il tema è «scottante» e, per evitare di accendere una miccia pericolosa, si sceglie il silenzio. Anche se c’è la maggior cooperativa che gestisce i profughi, la Caleidos, che lancia l’allarme: «Senza soldi non ce la possiamo fare». E i soldi non arrivano. Ma gli stranieri sì. E allora? Silenzio.

Intanto i poveri sindaci e i cittadini dei comuni che loro governano si danno da fare, provano a spegnere qualsiasi protesta, tentano di far passare il giusto messaggio che aiutare è meglio che respingere. Bravi. Ma lasciati soli non possono andare tanto lontano. Come al solito la gente dimostra di essere mille volte meglio delle ‘alte cariche’, si tira su le maniche e con il sorriso, come è successo a Pavullo e in tanti altri comuni della montagna (e non solo), con il consueto spirito emiliano e la generosità che tutti ci riconoscono, fanno del loro meglio per far sentire chi fugge da situazioni disperate un po’ meno solo. Certo, se potessero scegliere forse preferirebbero altro, ma alla fine prevale il senso civico e quello del dovere.

A chi invece si ostina a pensare che «di certi temi è meglio non parlare» vogliamo chiedere chiarezza. Perché se le situazioni, seppur scottanti e difficili, vengono spiegate e rese chiare a tutti, poi è più facile gestirle. Un mese fa il nuovo prefetto Paba (ieri in rigoroso silenzio) aveva promesso un interessamento per l’arrivo dei fondi alle cooperative che si occupano dell’accoglienza e che purtroppo hanno dei passivi da far paura. Al momento però non ci (e vi) è dato di sapere a che punto è questa pratica. Meglio evitare temi scottanti.