Modena, clandestini, riapre il vecchio Cie

Il centro di via Lamarmora unico in Regione. Ma il sindaco vuole garanzie

Il Cie di Modena

Il Cie di Modena

Modena, 10 maggio 2017 - A Modena riaprirà il Cie, con il nuovo nome di centro di permanente per il rimpatrio (Cpr), e la nostra sarà l’unica città dell’Emilia Romagna ad ospitarne uno. Il ministero dell’Interno sta per trasmettere la lista definitiva alle Regioni interessate. Parliamo per il momento di mille e cento posti destinati a immigrati clandestini in attesa di rimpatrio, smistati dagli hub. Se la struttura presente a Bologna fungerà solo da hub di smistamento, Modena ha ‘vinto’ il titolo di sede per il Cpr regionale, che quindi riaprirà in via Lamarmora.

Ma siamo preparati ad accogliere queste persone e a garantirne la sicurezza? Già al ‘tempo’ del Cie più volte era stato sollevato il problema della forte carenza di operatori nella struttura a fronte di continue risse, disordini e aggressioni. Un altro quesito è il numero: quanti saranno i clandestini destinati alla nostra città? All’epoca delle passate gestioni la capienza massima era di sessanta persone. Secondo le previsioni, il nuovo Cpr dovrebbe aprire in luglio, anche se il tempo stringe considerando che il ‘casermone’ di Sant’Anna dovrà essere ristrutturato. Quando il centro è stato chiuso, dopo essere finito nelle mani della cooperativa Oasi, i cui responsabili sono stati rinviati a giudizio per truffa aggravata ai danni dello Stato, era stato teatro di rivolte, incendi e danneggiamenti ad opera degli ospiti. Sicuramente l’edificio dovrà essere sottoposto a lavori, in vista della presunta apertura nel mese di luglio. Nel corso dell’incontro, a gennaio, tra il ministro Minniti e il sindaco Muzzarelli la svolta era comunque nell’aria e le Regioni dovranno ora studiare un piano ad hoc per la gestione.

Intanto il questore Paolo Fassari ha fatto sapere di non aver ricevuto comunicazioni ufficiali ma che, nel caso dell’apertura del centro «daremo corso alle direttive ministeriali anche se bisognerà fare i conti con gli organici di polizia. Un problema che riguarderà tutte le città coinvolte». La vigilanza del centro dovrà essere interforze, cioè coinvolgere non solo la polizia, ma anche carabinieri e guardia di finanza.

E proprio sull’impiego di forze dell’ordine e su un’eventuale ‘penalizzazione’ del territorio è intervenuto il sindaco Gian Carlo Muzzarelli: «Parleremo col ministro Minniti, per noi i vecchi Cie sono seppelliti e l’esperienza è superata; stiamo ragionando per non farci imporre il centro per i rimpatri ma per avere anzi garanzie». Per ‘garanzie’ Muzzarelli intende assoluto rispetto dei diritti umani ma soprattutto l’impiego, nel centro, di personale qualificato non sottratto ai corpi dello Stato impegnati nella protezione dell’ordine pubblico sul territorio. «Per la struttura serviranno forze dell’ordine e magistrato dedicato ma, per garantire la sicurezza, il corpo sulla provincia deve essere rafforzato. Inoltre occorre un miglioramento delle misure di prevenzione dei fenomeni illegali riconducibili all’immigrazione e i rimpatri si devono fare seriamente». Il sindaco Muzzarelli si dice aperto al dialogo non solo col Governo ma con tutta la comunità. Intanto la prefettura non ha ricevuto alcuna comunicazione ufficiale sull’apertura del Cpr a Modena: «C’è un gruppo di lavoro Stato-Regioni che sta studiando le ipotesi, tra cui questa».