Post-sisma, verifiche sui ‘contratti blindati’

Progettisti impongono ai cittadini le imprese costruttrici. Il caso di un contadino 80enne

Operai al lavoro

Operai al lavoro

Modena, 20 novembre 2014 - Gli addetti ai lavori li chiamano «contratti blindati». Affidamenti di incarico per ricostruire case o aziende distrutte dal terremoto in cui il cittadino, con una firma, sceglie in un colpo solo il progettista e l’azienda esecutrice dei lavori. Di contratti così se ne vedono parecchi soprattutto per la ricostruzione di fabbricati in campagna con danni gravissimi. E a proporli sono professionisti che provengono da Umbria e Marche: hanno fatto esperienza durante i loro terremoti e subito dopo il sisma del 2012 sono venuti in Emilia a cercare lavoro.

FORMALMENTE non c’è nulla di illegale, trattandosi di appalti privati, ma potrebbe essere discutibile sul piano etico e deontologico. Senza contare che (questo sì è oggettivo) tante pratiche gestite in questo modo sono ancora ferme perchè i progetti vengono presentati in modo incompleto.

ECCO uno di questi contratti di cui siamo entrati in possesso, di cui per ragioni di privacy non pubblichiamo nè i nomi della famiglia nè del professionista. Il progetto riguarda la ricostruzione di due case e un capannone agricolo di un contadino della Bassa.

Il cittadino ha accettato di affidare a un geometra l’incarico di fare tutte le pratiche e ad una società di progettazione l’incarico di individuare l’impresa esecutrice dei lavori. Il geometra e il legale rappresentante della società di progettazione sono la stessa persona (provengono dall’Umbria) e il contadino che ha firmato l’affidamento di incarico nell’autunno del 2012 aveva all’epoca ottant’anni e oggi è deceduto.

NON HA FATTO in tempo a vedere neanche l’inizio dei lavori nella sua casa di campagna perchè non è mai partito nulla e il figlio, che ora gestisce l’azienda agricola, vive ancora in un container. L’altra figlia ha revocato l’incarico al progettista e nominato un altro tecnico. Se non fosse che il precedente progettista ha chiesto una parcella di quasi 200 mila euro per un lavoro che non avrebbe svolto correttamente. «Subito avevamo un altro progettista che poi è morto ed è subentrato questo che ha fatto firmare a mio padre un contratto completamente diverso da quello che avevo visto prima - racconta la figlia cinquantenne – mia madre è sorda e mio padre forse non si è reso conto di quello che firmava. Ho detto al progettista che volevo ditte del posto ma lui si è imposto e ha chiamato le sue ditta».

LA SCORSA primavera la signora ha scoperto che né il Comune né la Regione avevano dato l’autorizzazione per i contributi perchè, «mancavano molti documenti» e ha revocato l’incarico al progettista che «mi ha chiesto 170 mila euro, stiamo valutando se procedere per vie legali».

LA NOTIZIA rimbalza tra i tecnici che stanno lavorando nella ricostruzione. «Ho già visto tre casi di questo tipo, soprattutto per quanto riguarda i fabbricati rurali – spiega l’agronomo Alfredo Posteraro – sono contratti super blindati firmati da persone anziane. Da un punto di vista deontologico non è corretto».

ANCHE la Regione si sta interessando della vicenda e sta facendo accertamenti sul comportamento di questo e altri tecnici.