«Mio figlio ammazzato due volte: Mattarella faccia riaprire il processo»

L’appello della madre di Giordano Visconti rimasto sotto le macerie Haemotronic

Vigili del fuoco tra le macerie della Haemotronic

Vigili del fuoco tra le macerie della Haemotronic

Modena, 24 maggio 2017 - «La speranza è che il Presidente Mattarella ci aiuti a riaprire il processo». Anna De Prisco Visconti, la mamma di Giordano, il giovane morto assieme ad altri tre colleghi sotto le macerie della biomedicale Haemotronic quella tragica mattina del 29 maggio 2012, dirà al Presidente, in visita lunedì nella Bassa modenese per il 5° anniversario del sisma, «che per i nostri ragazzi non c’è stata giustizia».

Signora Anna, si riferisce al processo che non ha individuato alcun colpevole?

«Il processo, ma quale? Non c’è stato, ma solo le indagini. Il tutto poi è stato archiviato, così i nostri ragazzi sono morti due volte. Sì, li hanno ammazzati due volte, questa è la verità».

Al Presidente cosa chiederà?

«Avevo pensato di scrivergli una lettera, ma quando ho saputo dal Comune che incontrerà noi familiari delle vittime del sisma in forma privata, allora ho pensato di raccontargli quanto è successo. I nostri ragazzi non dovevano essere lì, l’azienda non era sicura, questo è certo, e il processo si è chiuso senza un contradditorio».

Ne è certa?

«Non sono l’unica. Serviva una sentenza esemplare, e invece s’è verificata la solita commedia all’italiana: nessun colpevole, e tante vittime innocenti».

Avete avuto un risarcimento?

«La parola mi fa orrore, anzi è una offesa per il cuore di una madre. Il valore di mio figlio Giordano è incalcolabile. Comunque, per dovere di cronaca, non c’è stato alcun risarcimento. Solo le spese funerarie non sono state a nostro carico».

Quando è venuto papa Francesco in visita a Mirandola lei ha preferito non presenziare, perché?

«Per sole ragioni di salute. Mi piace questo Papa, ma non avrebbe riportato in vita mio figlio e il mio cuore sarebbe rimasto come quella mattina del 29 maggio 2012: inconsolabile. Sono ormai 1829 giorni che non vedo Giordano».

Li annota giorno dopo giorno?

«Sì, proprio così. Durante il giorno cerco di distrarmi facendo lavori di cucito, ma il pensiero ricade inevitabilmente su mio figlio, e grazie a Dio che c’è Andrea, l’altro mio ragazzo».

E’ in contatto con le famiglie dei giovani morti assieme a Giordano?

«Ci vediamo nel piazzale dell’ex Haemotronic, eccezion fatta per la moglie di Paolo Siclari, che abita in Sicilia; con lei ci sentiamo al telefono. Il piazzale dell’Haemotronic per noi è il cimitero. Io, la mamma di Biagio Santucci e di Matteo Serra ci vediamo là, dove una mattina di due anni fa ci siamo incatenate, assieme agli altri familiari delle vittime del sisma d’Emilia, per avere giustizia».

Un luogo di memoria, un modo per sentirvi più vicini ai vostri ragazzi?

«Il dolore mette in moto strani meccanismi. Mio figlio è sepolto a Napoli, assieme al papà Umberto, che amava tanto. Io e le altre mamme, però, sentiamo la necessità di andare a pregare in quel luogo, dove loro sono morti nell’innocenza dei loro anni. Ora è un luogo privato, e quindi speriamo che la proprietà ci consenta di andare».

Se così non fosse?

«A nome anche delle altre mamme chiederò ai sindaci di darci una mano, di poter riservare un piccolo spazio per noi, di erigere una croce o un piccolo monumento in memoria dei nostri ragazzi. Non privateci del nostro luogo di incontro. A loro raccontiamo tante cose, e li sentiamo vicini».