Uccise il fratello, ora è libera: "Pentirmi? Ho difeso la mia vita"

Dopo poco più di 6 anni Giordana Guidi è uscita dal carcere: "Lì dentro c’è l’inferno. Ho accettato . la condanna ma non voglio passare per un mostro: chi mi attacca non sa cosa ho subito".

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di Emanuela Zanasi

Sono passati quasi 8 anni da quella maledetta mattina di dicembre in cui Giordana Guidi, oggi cinquantenne, esplose contro il fratello Gabriele 30 colpi di pistola, 29 lo centrarono al bassoventre, soltanto uno non arrivò al bersaglio. La sera prima c’era stata l’ennesima lite e la donna era stata costretta a dormire fuori dalla sua camera chiusa a chiave da Gabriele. "Venite, ho ucciso mio fratello", disse la Guidi alla polizia al telefono. La donna ha sempre sostenuto che quanto successo era stato frutto di anni di violenza e sopraffazione messi in atto dal fratello padrone. Condannata a 10 anni e 8 mesi, pena ridotta in appello a 9 anni e 4 mesi, confermati in Cassazione, la Guidi, difesa dall’avvocato Gianpaolo Ronsisvalle, ha scontato la pena tra domiciliari e carcere ed ora, grazie alla liberazione anticipata, è una donna libera.

Signora Guidi cosa vuol dire uscire dal carcere?

"E’ dura, ho passato l’inferno sulla terra. Voglio ribadire che non sono un’assassina come sono stata descritta. Io sono stata costretta a difendermi, lo dirò fino alla morte. Si vuole far passare per vittima chi non lo è: mi dispiace che sia finita così perché non pensavo nemmeno di riuscire a difendermi. Ho accettato la condanna ma non posso passare per quella che non sono, cioè un mostro. Io sono una bella persona, me lo dico da sola".

In che senso si è difesa?

"E’ così, io mi sono difesa dalla persona che purtroppo non c’è più, ma chi parla male di me parla solo per ignoranza perché non sa quello che ho passato". Ma non si è pentita?

"Non mi posso pentire di avere difeso la mia vita e non solo la mia. Io non mi devo pentire di nulla, io sono qui oggi per fare sapere questo; perché sono stanca che gli altri parlino di me nella maniera più sbagliata".

Che cosa le ha insegnato questa esperienza?

"Che la sofferenza non ha mai fine, perché pagare al posto di chi ha fatto solo del male è un’ulteriore sofferenza".

Si riferisce a suo fratello...

"Non era un fratello, non lo è mai stato. Avrei voluto tanto dire il contrario. Io sono stata una sorella per lui, ma non lui per me, nè per tutti gli altri. Se a difendere la propria vita si passa per mostro pazienza, lassù il Signore sa la verità".

E’ stata l’esasperazione a portarla a fare quel gesto?

"Io non ho fatto nessun gesto, si chiama autodifesa. Ho chiesto aiuto a tutti e non l’ho ricevuto".

Adesso deve ricominciare, sta facendo volontariato presso il centro soccorso animali.

"E’ una bellissima esperienza perché gli animali sono più umani di tante persone. Devo dire che ho ricevuto anche tanta solidarietà; chi mi conosceva prima, fuori dalla mia famiglia, è contento di avermi rivista e mi ha augurato tanto bene e questo non me l’aspettavo sinceramente.

Com’è stata l’esperienza del carcere?

"Lì c’è tanto tempo per riflettere, pensi a mille cose, ma c’è tanta sofferenza, dentro le carceri c’è l’inferno".

Come vede il suo futuro?

"Non lo so, sinceramente spero tante cose belle, anzi bellissime. Questa per me è una rinascita dalla morte. Se non mi fossi difesa non ci sarei più e invece sono qui".