Dalla stazione al Mef, una triste passerella tra droga e prostituzione

Viaggio nel degrado: zona Tempio, la riqualificazione ancora lontana

La zona Tempio (foto Fiocchi)

La zona Tempio (foto Fiocchi)

Modena, 31 agosto 2014 - Dovrebbe essere la vetrina della città per i turisti che dalla stazione dei treni si dirigono passeggiando al Museo Enzo Ferrari, in realtà è una discesa negli inferi tra degrado, droga, prostituzione. E questo non (solo) al calar della notte, ma anche quando il sole è ben alto in cielo. Per avere l’esatto quadro della situazione è sufficiente farci due passi: noi lo abbiamo fatto in pieno pomeriggio. Ecco quello che abbiamo visto.

Il piazzale della stazione è il solito viavai di persone, auto parcheggiate alla bell’e meglio e giovani extracomunitari che fanno in continuazione la ronda in bicicletta chiedendo ai passanti se hanno bisogno di qualcosa. Non specificano, ma è facile immaginare cosa intendano.

Nel caos non è immediatamente visibile il cartello con le indicazioni del centro storico della città. Più ancora difficile trovare il Mef, relegato in un angolo della cartina senza alcun tipo di evidenziatura.

Finalmente individuata la strada consigliata, ci dirigiamo in direzione di viale Francesco Crispi su un marciapiede sgretolato che mette a dura prova caviglie e ruote delle valigie.

Arrivati sotto i portici, ad accoglierci cinque vetrine di un sexy-shop aperto 24 ore su 24. Poco più avanti, ecco finalmente un bar dove i turisti possono rifocillarsi dopo l’ipotetico viaggio in treno. L’insegna è addirittura in dialetto: ‘Al stutz-ghein’, lo stuzzichino. A servire quello che nell’immaginario dovrebbero essere tartine con i prodotti enogastronomici del territorio vi è però una ragazza cinese. Proseguiamo oltre tentando di trovare un bar davvero modenese.

Ma la nostra ricerca non ha fortuna. Lungo la via - pavimentata a tratti in gomma e infestata dal fetore di urina - solo esercizi commerciali gestiti da immigrati.

E allora ecco il classico negozio etnico dove sono ammassati alimentari, detersivi e trolley di ogni forma e dimensione. Poco più avanti un ‘Christian book shop’ dove si possono però trovare anche collanine, cuffiette per ascoltare musica e disegni di Gesù a prezzi non certo stracciati. Non manca neppure un punto vendita di scarpe da discoteca e hip hop, una parrucchiera che offre di fare treccine con capelli veri, e una bottega di stoffe e abbigliamento ‘Africa style’.

Arrivati in fondo al viale, ecco un nuovo cartello che ci indica cosa vedere in centro storico. Peccato che i nomi dei luoghi siano coperti da un graffito. Seguiamo le indicazioni per arrivare al Mef e tentiamo di attraversare le strisce pedonali del cavalcavia di viale Caduti in Guerra senza farci investire dalle auto.

Da viale Guido Mazzoni arriviamo in pochi secondi in via Paolo Ferrari. Tra cartelli di negozi e abitazioni in vendita, notiamo subito uno strano viavai di procaci ragazze in vertiginose minigonne e tacchi altissimi.

Decidiamo di chiedere conferma dei nostri sospetti al titolare di un bar nelle vicinanze. Entriamo nel locale, una giovane sta prendendo un caffè. Esce velocemente quando ci presentiamo al titolare come giornalista e fotografo del Carlino. «La situazione nella zona è precipitata — ci spiega subito senza indugi Daniele Toro —. Ho aperto qui perché il bando comunale parlava espressamente di riqualificazione della zona. E’ stato così per un po’ di tempo, ma ora a tutte le ore si possono trovare pusher e prostitute. Quella che se ne è appena andata è stata portata l’altra sera in questura dopo una retata. Esercitano specialmente in un edificio nella via, lo sanno tutti. E infatti a ogni ora anche del giorno si notano ragazze dell’Est entrare e uscire insieme ai clienti, mentre in strada le aspettano i ‘papponi’».

E, forse perché informato dalla giovane del bar, in strada ci segue a distanza uno di loro in bicicletta. Lo raggiunge a piedi una prostituta per parlargli, ma lui continua a guardarci con insistenza. Si tranquillizza solo quando imbocchiamo l’ingresso del Mef, nelle cui vicinanze non è raro trovare preservativi e siringhe.

Dopo anni di noncuranza, è davvero arduo il lavoro che aspetta l’amministrazione Muzzarelli. Ma provarci è d’obbligo. Sia per i turisti che arriveranno in città con l’Expo, che per i modenesi che hanno diritto a una zona finalmente fruibile e sicura.