Lunedì 22 Aprile 2024

Delitto a Mantova, studente del Galilei finisce in cella

Mirandola, "Scuola sotto choc per l’arresto di Alessio"

Il luogo del ritrovamento del cadavere

Il luogo del ritrovamento del cadavere

Mirandola (Modena), 15 dicembre 2014 - E’ stato convalidato l’arresto di tre giovani mantovani ammanettati dai carabinieri per l’omicidio di Fausto Bottura, il 48enne di Magnacavallo (Mantova) trovato morto in un sacco nel Po l’8 dicembre scorso a Bardelle di San Benedetto Po. Ora emerge che i tre ragazzi arrestati, tra cui il nipote della vittima, sono conosciuti a Mirandola, in quanto studenti nella citta dei Pico. Si tratta del diciannovenne di Magnacavallo Massimo Bottura, accusato dell’omicidio dello zio Fausto, che alcuni anni fa aveva tentato di frequentare senza successo l’istituto Luosi di Mirandola e del suo compaesano e coetaneo Armando Esposito, anche lui in passato studente mai diplomato al Luosi. In carcere c’è anche Alessio Magnani, 18 anni di Poggio Rusco, ancora iscritto al Galilei di Mirandola.

In particolare quest’ultimo fino a una settimana fa frequentava il quarto anno della sezione R, indirizzo operatore elettrico. «A differenza degli anni scorsi – dice la preside del Galilei, Milena Prandini – quest’anno andava bene, non aveva problemi». La dirigente scolastica aggiunge: «La scuola sta cercando di tutelare sia il ragazzo, sia tutti gli studenti. La vicenda è stata affrontata in classe dai professori, che ne hanno parlato con i ragazzi, ma poi è sceso il silenzio per ragioni di privacy e tutela. Siamo rimasti tutti sgomenti, è normale. Ora vogliamo il silenzio. E’ una storia troppo dolorosa».

Quella notte tra mercoledì 3 e giovedì 4 dicembre, ha raccontato il nipote della vittima, lui e i due amici erano nell’ autorimessa attigua alla casa dello zio, trasformata nel loro punto di incontro, e con il quale da tempo erano ai ferri corti per via delle sue rimostranze per quell’occupazione abusiva. Così quella notte quando Fausto Bottura era rientrato a casa e aveva parcheggiato la sua minicar in un altro garage vicino, alla vista dei ragazzi aveva cominciato ad inveire . A quel punto, ha confessato il nipote, i tre hanno deciso di dargli una lezione. Hanno preso una mazza da baseball in alluminio, non ancora ritrovata e lo hanno colpito alla nuca, lasciandolo esanime a terra. Ritenevano che l’uomo, invalido e con un deficit psichico, si sarebbe rialzato da solo e invece, quando sono usciti di nuovo, lo hanno visto ancora a terra. Constatando che non respirava più sarebbero andati nel panico e anziché avvertire un’ambulanza hanno deciso di sbarazzarsi del cadavere gettandolo nel Po. Gli inquirenti, però, ritengono che vi fu premeditazione nel delitto e che vi siano ancora molti punti da chiarire.