Il direttore sanitario dell'Usl: "Esami non stop per ridurre le liste d'attesa: c’è l’ok dei medici"

Il numero uno Cristina Marchesi: «I risultati si vedranno in primavera»

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Modena, 19 dicembre 2014 -  I tempi d'attesa per le visite e gli esami specialistici sono da sempre un nodo importante nella sanità modenese, tant’è che la nostra città indossa da anni la ‘maglia nera’ in regione. Grazie ad un piano straordinario, attivo già da dicembre, però, la situazione dovrebbe gradualmente migliorare, come spiega Cristina Marchesi, direttore sanitario dell’azienda Usl.

A cosa sono legati i ritardi?

«La situazione ci preoccupa, ecco perché ci stiamo muovendo per potenziare l’offerta. Quello delle liste d’attesa è un problema annoso, legato al fatto che l’offerta del territorio è molto ampia e questo aspetto, di conseguenza, rende più lunghe le attese».

Molte richieste arrivano dalla provincia?

«Si, perché come noto abbiamo distretti sofferenti nell’offerta, come Vignola e Castelfranco, sui quali si sta cercando di fare di più».

Su quali criticità dovrebbe intervenire il piano?

«Diciamo che il percorso straordinario che stiamo mettendo in piedi prevede un incremento di offerta molto consistente. Ovviamente è in corso di organizzazione un apparato con reclutamento di personale impegnativo. Le fonti sono varie; si comincia dal privato accreditato, che ha messo a disposizione una serie di prestazioni per quattro mesi e mezzo. Nella prima settimana di dicembre le offerte, aggiunte allo storico, sono state consumate velocemente».

In che modo sono state valutate le richieste necessarie?

«E’ stata fatta una stima del bisogno, per poi richiedere le prestazioni; contemporaneamente abbiamo iniziato a potenziare l’attività dei nostri laboratori, chiedendo ai professionisti la disponibilità ad aumentare le ore e la risposta è stata immediata. Poi abbiamo fatto una pubblicazione di ore ambulatoriali, circa settecento, per le quali è ora in corso un bando con una selezione pubblica, questo per ottenere un incremento costante».

Quindi le liste d’attesa dovrebbero ridimensionarsi a breve?

«Diciamo che il prossimo rapporto della Regione, previsto per gennaio, riporterà sicuramente esiti saranno diversi, ma i veri risultati si vedranno sicuramente a primavera. Non è detto infatti che delle 700 ore pubblicate, riusciremo ad averle tutte, ma si va in quella direzione. Sicuramente siamo la provincia che ha fatto l’intervento più importante. All’interno del finanziamento ottenuto, come Usl abbiamo potenziato le prestazioni ritenute più urgenti, allocando una quota importante di risorse per incrementare l’assistenza specialistica ambulatoriale»

Le urgenze seguono percorsi ad hoc?

«Assolutamente e con grande orgoglio possiamo dire che quando c’è il bisogno vero, il sistema sanitario funziona eccome. La colonscopia, ad esempio, che è una delle situazioni più urgenti in tema di tempi di attesa, in caso di patologie o presunte tali viene effettuata immediatamente. Sono i controlli programmati che hanno tempi lunghi».

Come si suddivisono i due percorsi?

«Vi è un numero telefonico con dedicate alle urgenze. Infatti, per quelle che devono essere erogate entro 24 ore dalla prescrizione, dallo scorso anno, sono operative nuove modalità di accesso per visite ed esami. Le prestazioni richieste dal medico di famiglia o dal pedriatra sono garantite con accesso diretto agli ospedali di riferimento, senza passae dal Cup o dal Ps. Ed e’ attivo un percorso prioritario per gli anziani’. Il piano prevede interventi anche per quanto riguarda le visite urgenti con priorità B, ovvero da erogare sette giorni. Poi ci sono gli screening dedicati alle donne, con altri percorsi. Per la donna che si sente, ad esempio, un nodulo, tutti gli accertamenti vengono eseguiti subito».

Tra le cause legate all’aumento dei tempi di attesa ci sono anche le ‘assenze’?

E’ uno dei problemi più importanti ed è necessario sensibilizzare i cittadini. Se non si usufruisce della prestazione, (e capita nel dieci per cento dei casi) si cagiona un danno a se stessi in primis, ma anche al professionista e allo stesso sistema sanitario. Teniamo presente, ad esempio, che solo per eseguire una Tac vengono coinvolti almeno tre professionisti».