Daspo ai genitori, un testimone: "Non c’è stata nessuna vera rissa"

Un uomo racconta quanto è avvenuto in tribuna durante la partita degli Allievi del 24 gennaio. Il presidente del Fiorano: «Noi capro espiatorio»

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Modena, 12 febbraio 2016 - Considerati alla stregua degli ultras violenti nei grandi stadi di serie A, quei personaggi che si fronteggiano con la cinghia dei pantaloni in mano. E tutto per un episodio che alcuni testimoni seduti sugli spalti del campetto Ferrari lo scorso 24 gennaio definiscono «una discussione». All’indomani del Daspo (divieto di accedere alle manifestazioni sportive) notificato dalla questura a due genitori di ragazzini della Solierese e del Fiorano che si sarebbero colpiti con «calci e schiaffi» portando l’arbitro ad interrompere la partita, nei due paesi da un estremo all’altro della provincia si cerca di ridimensionare l’episodio.

Massimo Luppi, solierese, era seduto sulle gradinate del campetto di Fiorano a pochi metri dalla ‘rissa’ scoppiata tra i due genitori. Ed esordisce puntualizzando che «non c’è stata alcuna rissa», non si tratterebbe di «pugni e schiaffi» come invece dice la questura che ha fatto accertamenti. «Ero lì seduto a pochi metri, ho visto tutto – racconta – si è trattato sicuramente di un atto indecoroso ma il provvedimento è esagerato, non c’è stato alcun pugno, nessuna rissa, ma due spinte».

Dai racconti pare che uno dei due genitori fosse particolarmente infervorato durante la partita e l’altro gli abbia detto qualcosa invitandolo ad abbassare i toni. Da lì agli insulti il passo è stato decisamente troppo breve e mentre i figli calciavano il pallone in campo i papà si avvicinavano con aria di sfida. «Entrambi hanno allungato una mano verso l’altro come a dire di andare via – racconta Luppi – mentre si allontanavano uno dei due ha allungato la mano verso il viso dell’altro facendogli cadere gli occhiali. Nel frattempo sono arrivati gli altri genitori che si sono messi in mezzo ed finito tutto in pochi minuti. Questo è quello che è successo, nessuna rissa».

Eppure la Digos ha raccolto elementi tali da vietare ai due genitori violenti di assistere per un anno a qualsiasi manifestazione sportiva. Un provvedimento ormai di ‘routine’ attorno a certe squadre di serie A ma assolutamente inedito in Italia per un campionato di allievi. I due genitori, contattati, ovviamente si trincerano dietro il silenzio. Dopo il clamore iniziale post partita speravano che i toni si smorzassero, tant’è che hanno organizzato assieme ai due presidenti delle società un incontro di riappacificazione previsto per domani nel primo pomeriggio proprio sul campetto ‘incriminato’.

Ma la decisione della Questura ha buttato un barile di benzina sul fuoco. «Dopo il Daspo avrei voglia di non farlo più l’incontro» tuona Michele Iacaruso presidente del Fiorano. Tempestato di telefonate ieri ne aveva una per tutti, anche contro il parlamentare del Pd Davide Baruffi che ha subito applaudito alla decisione «esemplare» della questura. «Baruffi ha perso un’occasione per tacere, bisogna parlare quando si conoscono le cose» perché in quella maledetta partita del 24 gennaio: «ma quale rissa – dice – non c’è stata alcuna rissa e non c’erano bambini che piangevano». Non che un problema non ci sia, «non vogliamo mettere la testa sotto la sabbia, il problema c’è ma si tratta di un problema che viene da lontano, da un disagio sociale e noi siamo disponibili ad affrontarlo». Anche Iacaruso ritiene il provvedimento della questura «eccessivo», sembra quasi che «la nostra partita sia stata presa come capro espiatorio quando quello stesso giorno in tantissimi campi italiani succedeva la stessa cosa».