La diversità che non c'è

Modena, 31 marzo 2015 - Il gioco in campo, moderno e aggiornato, vale per tutti, privati e cooperatori. Una specie di calcio totale, come quello italiano dei tempi d’oro. Anziché mandare gli uomini di fiducia in giro con valigie piene di contanti come all’epoca di Mani pulite, i favori negli appalti oggi si ricambiano con altri favori: fatture fittizie, posti di lavoro, investimenti mirati, regali. E le ultime inchiestone sul «Sistema Italia», dall’Expo, alle grandi opere, agli appalti di Ischia, rivelano, per chi non se ne fosse accorto, che nel Monopoli della corruzione giocano un ruolo anche i colossi cooperativi. Altre recenti indagini hanno ipotizzato pure scivolosi rapporti con la criminalità organizzata. Le inchieste in corso chiariranno i dettagli del coinvolgimento di Cpl - energia a Ischia, di Manutencoop, big dei servizi bolognese sul fronte dell’Expo e di altri casi analoghi. Le coop si sono adeguate ai privati? In tutto. La girandola di milioni non finisce più nelle casse dei partiti ma circola da una tasca all’altra dei coinvolti. Incalza docet. Ma il denaro illecito (sempre che sia tutto vero dato che c’è di mezzo il pm Woodcock), che nel caso Cpl porta anche a Tunisi, e le scorciatoie per gli appalti non coinvolgono solo ora il sistema coop, che pure nella sua struttura mutualistica è sano.

Con Tangentopoli qualcosa venne a galla, ma la marea impetuosa delle inchieste travolse perlopiù gruppi privati e i partiti della Prima Repubblica, sfiorando solo il Pci. E di lì a poco la rete delle coop rallentò il flusso di aiuti al partitone che cominciò a dimagrire: via decine di dipendenti, sedi faraoniche vendute, spese tagliate. Tutto casuale? Probabilmente no. Molti colossi edilizi cooperativi, in assenza di un sistema che svanì, cominciarono a scricchiolare. L’inchiesta di Ischia conferma che il mito della «diversità positiva» delle coop è sfumato. E per stare sul mercato i colossi si adeguano nel bene e nel male, al businness corrente. Che a volte significa corruzione e tangenti. Legacoop, di cui Tremonti corresse la fiscalità agevolata, rimane tuttavia una galassia da 60 miliardi parallela al partito con intrecci di nomine, travaso di dirigenti e scambi di favori con le amministrazioni amiche. Non c’è più nulla da nascondere, il gioco è scoperto. C’è chi dentro il mondo coop consiglia, almeno sul piano del marketing, di non usare più lo slogan «coniugare etica e affari».